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Il sangue della strega

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  • Il sangue della strega

    " Ben 23 inverni

    trascorsi a Magincia. Troppi. Conoscevo ormai quelle vie ricoperte di mattoni chiari come le mie tasche. Ero stanca. Reputavo ingiusto dover seguire le orme paterne, specie quando il proprio padre è un mago timoroso legato al proprio negozietto.
    Odiavo quel negozio. E inoltre la mandracola mi nauseava.
    Quasi quanto le solite prediche dei miei genitori sull'importanza del nostro (loro ) lavoro, sulle ricchezze che ci offriva ma soprattutto sul mancato marito che tardava ad arrivare.
    Bla...Ogni giorno come il precedente.
    Diamine. Ero una maga, almeno così dicevano. Eppure gli unici incantesimi che conoscevo servivano per creare cibo e fare luce la sera. E per giunta dovevo chiedere le scrolls a mio padre, non essendomi concesso alcun libro di magia.
    - Sei troppo giovane - era la solita risposta.
    Uff...troppo giovane...eppure le stupende signore che improvvisamente apparivano nel nostro negozio non potevano avere che qualche luna più di me...
    Noioso di un padre...

    Noioso... almeno così credevo...

  • #2
    " La primavera stava per entrare mentre già i petali del mandorlo dipengevano di rosa i lunghi viali di Magincia.
    I giorni si alternavano ripetutamente e con essa si accresceva la mia noia. Tuttavia qualcosa stava succedendo. L'aria era carica di una strana tensione e sebbene in famiglia non se ne discutesse, gli occhi di mio padre e di mia madre iniziarono a essere sempre più accigliati e le loro menti pensierose.
    Fu verso il tramonto, durante il solstizio che mio padre pronunciò le parole ke confermarono i miei presentimenti e che avrebbero cambiato il destino di noi tutti.

    - Il CONSIGLIO SI RIUNIRA' A BREVE

    Rammento ancora gli occhi di mia madre, gonfi di lacrime, fissare i miei increduli e al contempo confusi.
    - Padre ... - fu l'unica parola che riuscì a pronunciare

    - E' la guerra figlia mia

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    • #3
      Guerra. Una parola così astratta, così estranea alla nostra quotidianità.
      Eppure adesso riguardava tutti noi.
      Più di una volta sentii narrare da cantastorie le battaglie di Lord British contro Minax. Ma erano storie lontane, adatte ad infiammare i cuori dei giovani ed impaurire quelli delle fanciulle.
      Non riuscivo a prendere sonno quella notte.
      Nella mia testa echeggiavano le parole mio padre. Lentamente un calore pervase le mie membra. Ero come emozianata. L'idea della guerra mi rendeva viva.
      Forse il timore di poter essere uccisa iniziò a dare valore alla mia noiosa vita. Stupidamente mi immaginai in un campo di battaglia a lanciare potenti incantesimi contro le oscure forze nemiche, sotto gli occhi compiaciuti di Lord British.
      Le prime luci del mattino mi destarono da un sonno profondo.
      Era stato un sogno ?
      Sentivo il sangue scorrere veloce nelle vene. Scesi subito le scale che separavano le stanze private dal negozio per raccontare la strana visione onirica.
      Qualcosa di inatteso apparve ai miei occhi. Il buon vecchio Nero, il cavallo di mio padre era carico di bisacce.
      Qualche passo più in là, mia madre abbracciava piangendo un cavaliere.
      Il cuore mi balzò in gola. Subito mi nascosi dietro l'uscio imbarazzata, confusa e arrabbiata. Ero sicura che sarei morta d'infarto. Mi sentivo tradita. Quella donna che per 23 anni avevo
      chiamato madre era stretta ad un cavaliere in armatura completa.
      Mio padre...Dovevo trovare mio padre... Con gli occhi guardai il negozio quasi in attesa di vederlo apparire da un momento all'altro, mentre i denti tremanti ricordavano un tamburino stonato.
      Un passo pesante si avvicinava a me. Quell'uomo mi aveva visto !
      La paura mi paralizzò. Sentii la porta cigolare sui cardini e l'armatura tintinnante essermi vicina.
      Le pesanti mani dell'uomo mi scuoterono improvvisamente.

      - Morgana... morgana ... non saluti tuo padre ?

      Mio padre !

      Levandosi l'elmo, quella che ai miei occhi era apparsa una figura malvagia e usurpatrice, tornò ad essere il mio dolce e tenero padre.
      Lo strinsi forte piangendo. La tensione presto mi abbandonò e potei così asciugarmi le lacrime ridendo come una bambina.
      Quell'uomo in armatura era mio padre. Proprio mio padre.
      Lo stesso uomo che fino a qualche giorno fa consideravo essere forse il più noioso e prevedibile al mondo.
      E ora lo vedevo possente e sicuro con la sua armatura.

      - Mancherò per sette lune. Il Gran Consiglio si riunirà a Moonglow.
      Non mi è dato di mancare. Morgana mi raccomando aiuta tua madre nel negozio.

      In pochi istanti, il vecchio destriero scomparve nella strada. Mi sentivo fiera. Orgogliosa. Mio padre, un mago guerriero e membro del Consiglio.

      Sorrisi a mia madre, che ancora in lacrime, singhiozzava fissando la strada.

      - Madre, non temete. Tornerà presto. E poi Lord British non permetterà che gli succeda nulla di grave.

      Lo sguardo distrutto di mia madre mi tagliò il fiato.

      - Ti sbagli uccellino mio. Non è più così...

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      • #4
        e poi? ^^!

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        • #5
          La città iniziò a svuotarsi. I ricchi mercanti lasciarono le proprie botteghe diretti verso città più sicure, mentre la milizia iniziava a reclutare giovani, maghi e non, per rinforzare le file.
          Ciò che non compresi subito il giorno della partenza di mio padre, fu chiaro dopo qualche tempo.
          Le insegne reali furono deposte e il simbolo del Consiglio inalberato a vessillo della città.
          Il Gran Consiglio non era più a fianco di Lord British. La clemenza del re narrata dai cantastorie avrebbe ceduto il passo all'ira e alla sottomissione.
          Saremmo stati puniti e il tradimento lavato con il sangue.
          Quale maga, figlia di uno dei membri del consiglio, avrei subito la morte.
          Maledissi la notte in cui come una stupida guardai alla guerra come ad un motivo di gioia.
          Sentimento che purtroppo fu condiviso da molti giovani. Incantesimi proibiti, armi arcane, parole mai pronunciate iniziarono a circolare tra quelli che un tempo furono i miei compagni di gioco di qualche inverno orsono.
          Come a conclusione di un lungo letargo, Magincia destò il suo lato più oscuro.
          Armaioli da Minoc presero il posto dei precedenti mercanti, mentre mercenari da terre lontane iniziavano ad offrire la propria protezione ai signori della città.
          I ladri iniziarono ad accamparsi fuori dalle mura attendendo come sciacalli la guerra per derubare gli inermi corpi durante le battaglie.
          La notizia dello scontro tra l'esercito del Consiglio e le guardie reali a Moonglow infiammò ancora di più gli animi.
          I pochi viandanti provenienti da quelle terre furono portatori di tragici eventi.
          I soldati del re barbariamente trugidati.
          Sedici lune erano trascorse dalla partenza di mio padre. Le strane pietre consultate da mia madre alimentavano al pari di una sorgente il fiume di dolore che inondava il suo cuore.

          - Madre, le pietre...

          - No, figlia. Non è giunto ancora il tempo in cui le nere vesti cingeranno i nostri fianchi

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          • #6
            molto bella, complimentoni

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            • #7
              Sei CoM Morgana???
              cmq complimenti per la storia e' bellissima.. pero' la devi continuare

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              • #8
                Una luna piena, tremendamente pallida vegliava sulla città.
                La tensione dei primi giorni iniziò a scemare. La guerra tornava ad essere una lontana fantasia, mentre un certo ottimismo, sia per la mancanza di notizie sia per la profonda calma, incoraggiava i nostri cuori a credere nella pace.
                Ma la speranza è come una fatua luce nell'oscurità più profonda : illumina i tuoi passi ma non il sentiero.
                E la mia anima era già sotto assedio.
                La quiete di Magincia non tardò ad essere scossa.
                La corrente che da Est si infrange sulle bianche sponde dell' isola fu portatrice di tremendi doni. Corpi straziati, tumefatti gremirono la spiaggia. E molti di questi portavano le insegne del Gran Consiglio.
                Come peccatori al pubblico scherno chinammo il capo e le lacrime amare delle vergini pulirono le profonde piaghe dei defunti amanti.
                Gli altari funerei arsero l'intera notte.
                Nell'angolo più buio della casa mi lasciai andare a un interminabile pianto finchè il sonno placò il mio cuore.

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                • #9
                  Uno strano fragore mi destò dal sonno. La posizione fetale assunta aveva intorpidito i miei arti; tuttavia mi sentivo meglio.
                  Il lungo pianto aveva alleggerito il mio cuore.
                  Inoltre ero incuriosita dalle strane urla e rumori provenienti dal negozio. Non avevo paura. L'idea di un'attacco da parte del re non aveva sfiorato la mia mente e con molta incoscienza attraversai l'uscio che divideva la cucina dal negozio.
                  La fortuna volle premiare la mia imprudenza.
                  Ciò che vidi però mi lascio ugualmente di stucco : cinque donne in tenuta d'armi combattevano energicamente contro una creatura demoniaca, fendendo colpi di spade e pronunciando incantesimi mai sentiti.
                  Le mie corde vocali vibrarono istintivamente e un rauco urlo attirò l'attenzione dei presenti.
                  - An Ort - gridò una delle donne dissolvendo l'orrenda creatura.
                  Lentamente il mio cuore riprese i battiti regolari mentre la paura cedeva il passo alla ragione.
                  Solo dopo qualche istante riconobbi quella donna : era mia madre.
                  Alle prime luci dell'alba parte della milizia aveva lasciato Magincia su navi veloci diretti verso la città di Moonglow.
                  I corpi dei caduti ritrovati in spiaggia lasciavano presumere un destino di morte per coloro che erano partiti ben 25 lune orsono.
                  Tuttavia i saggi della città decisero di verificare la situazione a Moonglow inviando 5 guarnigioni.
                  L'esercito cittadino restava fortemente sguarnito. Un attacco improvviso avrebbe sbaragliato le difese, condannandoci inesorabilmente.
                  Era necessario il contributo di tutti, donne e vecchi compresi ...

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                  • #10
                    Alla sera le cicale intonarono il loro canto di amore mentre le lucciole brillavano come stelle tra gli alberi.
                    Il profumo dei gelsomini inebriava l'aria nel giardino.
                    Sarebbe stata una notte stupenda per amare; tuttavia gli oscuri eventi offuscavano ogni dolce sentimento.
                    Sdragliata , accarezzavo lentamente l'erba mentre il mio sguardo si perdeva nell'immensità dell'universo.
                    Ripensai a quanto visto. Ho sempre creduto che di norma fossero i genitori a conoscere per ultimi la vera indole di un figlio.
                    Anche questa volta il fato si mostrava più beffardo che mai.
                    In 23 inverni non avevo mai scrutato negli occhi dei miei genitori, accontentandomi delle apparenze e soffrendo per una vita vuota e noiosa.
                    Adesso mi sentivo ridicola. Il pensiero dei miei piagnistei, delle miei lamentele contro quanto loro avevo costruito per me mi dava il voltastomaco. Mi sentivo una stupida. Avevo avuto la presunzione di insegnare a vivere a coloro che avevano vissuto ben più di una vita.

                    - Dormi ?

                    La pacata voce di mia madre suonò come una dolce melodia in quella notte di incanto.

                    - Perchè non me ne avete mai parlato ?

                    - Non so dirti perchè. Forse perchè eri troppo giovane o forse chissà temevamo il tuo giudizio.

                    - Ma di cosa state parlando madre ?

                    - Parecchi anni fa, prima che iniziasse la lunga guerra contro il male io e tuo padre vivevamo vite molto differenti.
                    Forse agli antipodi. Un giovane promettente mago alla corte di Lord British e una assassina vagabonda senza terra ne Dio.

                    - Madre ma cosa...

                    - Lasciami finire. Nessuno al mondo ha la possibilità di scegliere sotto quale tetto vivere i propri inverni. E io come tante altre, nacqui in una famiglia di semplici minatori. Colei che mi procreò morì appena dopo il parto. Venni accolta con odio e rancore.
                    Coloro che chiamavo padre e fratelli vedevano in me soltanto un gravoso fardello, troppo minuta per lavorare in miniera.
                    All'età di 5 anni fui venduta come schiava ad un mercante al posto di pale e picconi.
                    Gli anni dell'infanzia non furono così duri. Amavo le fiere e il mio padrone, forse per magnanimità o per interesse, mi insegnò a leggere e a scrivere.
                    Purtroppo, anche per me arrivò l'adolescenza. I teneri seni e gli uniformi fianchi iniziarono a cambiare.
                    In pochi anni mi ritrovai donna.
                    Come il contadino cura gli alberi per gustarne i frutti, così il mio benefattore iniziò a circondarmi di particolari attenzioni.
                    Una sera, durante l'orario di chiusura le sue attenzioni si fecero più moleste. Fui scagliata contro il muro mentre il suo lurido viso lambiva il mio collo e le sue mani sfioravano i miei seni.
                    Gridai e mi divincolai. Inutilmente.
                    Presa dalla disperazione allungai il braccio in cerca di qualcosa con cui difendermi.
                    Lo colpii in pieno viso. L'uomo stramazzò a terra. Era morto. Impaurita e sporca di sangue gettai a terra la piccozza e fuggii via.
                    Il mio destino era segnato.

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                    • #11
                      - Come il condannato va incontro alla morte, io accettai la mia sorte. Iniziai a viaggiare vivendo di elemosina e di stenti, allontanata dalla gente a modo, derubata della mia dignità.
                      Non puoi immaginare quanto volte mi ridussi a mangiare la terra per placare la fame. Parecchie volte rimpiansi di non essermi lasciata andare quella notte, di non aver accettato quelle attenzioni.
                      La sofferenza offuscò la mia mente. Iniziai ad uccidere per fame perdendo ciò che di più sacro può esistere in un uomo : la pietà.
                      Fu allora che la ruota del destino girò nuovamente incrociando il mio sentiero con quello di una altra persona

                      - Mio padre - dissi prontamente

                      - No - rispose mia madre - Minax in persona

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                      • #12
                        proprio bello continua cosi'!

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                        • #13
                          - Forse per pietà, forse per diletto, Minax mi accolse tra le sue fila. Per la prima volta mi sentii amata. Vedevo in lei quella madre che non ebbi modo di conoscere e iniziai a sentirmi considerata per quello che ero, un essere umano.
                          Il mio odio verso l'intero universo era motivo di soddisfazione per Minax. Come una madre sorregge un figlio nei primi passi, ella mi iniziò nell'arte della magia.
                          E con suo grande stupore trovò in me terreno fertile.
                          Ero assetata di conoscenza. E la mia mentore non sdegnava di condividere con me i suoi segreti. Nel giro di pochi inverni divenni la sua pupilla.
                          Ero felice. Combattere per lei era l'unica ragione di vita.
                          Uccidere in suo nome era per me motivo di orgoglio.
                          Rammento ancora la notte in cui tutto iniziò.
                          Eravamo da poco approdati a Buccaneer. Le razzie alla città di Cove avevano dato ottimi frutti.
                          Un lauto banchetto ci attendeva alla locanda della città.
                          Vino e cibarie furono versate a volontà. Gli uomini saziarono i loro appetiti.
                          Nell'euforia della festa, lo sguardo di Minax appariva perso nel vuoto. Mi avvicinai a lei. Era una donna stupenda. Le chiesi cosa turbasse la mente della mia signora. Mi sorrise e con voce pacata mi rispose che non era il turbamento bensì la speranza a rapire il suo cuore. La speranza di poter sedere un giorno sul trono del re.
                          Ti confesso che rimasi stupita. Non avevo mai osato immaginare così tanto. Era qualcosa di grandioso.
                          Per la gioia alzai il calice al cielo proponendo un brindisi alla futura regina.
                          Così ebbe origine la lunga guerra. Iniziammo a reclutare uomini da tutte le città. Chi rifiutava il nostro invito veniva considerato un nemico di Minax e quindi soggetto alla morte.
                          Riuscimmo così a costituire in poco tempo un esercito.
                          Le città avrebbero capitolato sotto il nostro assedio. Britain sarebbe rimasta sola.
                          Tuttavia un ostacolo si poneva tra Minax e la conquista di Britain :
                          il Gran Consiglio dei Maghi.
                          Fin dai tempi più antichi il Gran Consiglio aveva vegliato sull'ordine del cosmo, evitando così che il male potesse sopraffare il bene.
                          Finchè questi avrebbero protetto Lord British non ci sarebbe stata alcuna possibilità di vittoria.
                          Fu per tale motivo che Minax decise di attaccare Magincia.
                          E in segno di rispetto mi fu dato il comando dell'esercito.
                          Quale ingenuità ! Il nostro attacco avrebbe dovuto cogliere impreparata l'intera città. Nella notte le silenziose navi ci avrebbero condotte indisturbati sull'isola dei Maghi per compiere la nostra missione.
                          Non fu così. L'attacco a Magincia era soltanto un diversivo per distogliere l'attenzione da Britain.
                          Con le guardia reale a difesa della città di Magincia, Minax avrebbe avuto qualche chance in più di conquistare Britain.
                          Da ben due lune il Gran Consiglio era a conoscenza dell'imminente attacco.
                          Fu un massacro. Appena le navi furono a portata di tiro, le catapulte iniziarono a scagliare macigni infuocati mentre le pesanti navi del re frantumavano le nostre leggere imbarcazioni.
                          Eravamo stati sacrificati. Le più amare lacrime della mia vita solcarono il mio viso.
                          La mia esistenza non aveva più alcun senso. Diedi l'ordine di abbandonare la nave e silenziosamente mi ritirai in sottocoperta in attesa di morire.
                          La flotta del re non tardò a tranciare la mia nave. Immobile come una statua mi abbandonai all'oscurità delle acque.

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                          • #14
                            complimenti


                            Kerrick
                            Originally posted by karamot
                            Aspettate ma barra!!! -.-

                            sia chiaro io barra non lo fo neanche con la protezione di volturno

                            Commenta


                            • #15
                              - Non esiste un giorno per nascere nè uno per morire. Sebbene fossi pronta, la morte mi rifiutò.
                              La corrente trasportò a riva ciò che restava della battaglia. Le onde rosse di sangue dondolavano dolcemente i cadeveri mentre i corvi in riva banchettavano lautamente violando i corpi dei caduti.
                              La milizia del Consiglio possò a setaccio i cadaveri in riva. Il ritrovamento del corpo di Minax avrebbe aggiunto ulteriore gaudio alla notte precedente. Tale gioia però fu negata.
                              I caldi raggi del sole riscaldorono il mio gelido corpo. La salsedine e il sangue mi avevano privato della vista.
                              Lentamente i sensi tornarono a me e con essi un profondo dolore si fece largo tra le mie viscire. Raccolsi le poche forze per indirizzare il mio braccio sinistro al fianco e sfiorandomi individuai la causa del mio patire.
                              Una scheggia di legno trapassava il mio ventre.
                              Iniziai a ridere. Ero compiaciuta. Finalmente avrei concluso la mia inutile vita.
                              Ma come già ti ho detto non siamo noi a decidere le sorti del nostro destino

                              - Schiiiii. State zitta o vi uccideranno

                              Una calorosa mano accarezzò le mie labbra invitandomi al silenzio.
                              Fui sollevata da terra. Il movimento straziò le mie viscere facendomi svenire.
                              Non rammento quanto tempo dormii. Forse qualche ora, forse un giorno o forse un'eternità.
                              So soltanto che il mio risveglio coincise con l'inizio di un sogno.

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