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Céline a pezzi

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  • Céline a pezzi

    << E’ vero che sei proprio diventato pazzo, Ferdinand? mi chiese lei un giovedì.
    - Lo sono! confessai.
    - Allora ti cureranno qui?
    - Non si cura mica la paura, Lola.
    - Hai dunque così tanta paura?
    - Anche molta di più Lola, così paura, vedi, che se muoio di morte naturale, io, più avanti, voglio soprattutto che non mi brucino. Vorrei che mi lasciassero nella terra, a marcire al cimitero, tranquillamente, là, pronto a rivivere, forse… Chissamai! Mentre se mi riducono in cenere, Lola, tu capisci, sarebbe finita, proprio finita… Uno scheletro, malgrado tutto, assomiglia ancora un po’ a un uomo… E’ sempre più pronto a rivivere delle ceneri… Le ceneri è finita!… Che ne dici?… Allora, nevvero, la guerra…
    - Oh! Ma allora sei proprio un vigliacco, Ferdinand! Tu sei ripugnante come un topo…
    - Sì, assolutamente vigliacco, Lola, rifiuto la guerra e tutto quel che c’è dentro… Non la deploro, io… Non mi rassegno, io… Non mi piagnucolo addosso, io… La rifiuto recisamente, con tutti gli uomini che contiene, voglio averci niente a che fare con loro, con lei. Fossero anche novecentonovantacinque milioni e io solo, sarebbero loro che hanno torto, Lola, e io che ho ragione, perché sono il solo a sapere che voglio: non voglio più morire.
    - Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinand! Ci son solo i pazzi e i vigliacchi che rifitano la guerra quando la loro Patria è in pericolo…
    - Allora vivano i pazzi e i vigliacchi! O piuttosto sopravvivano i pazzi e i vigliacchi! Ti ricordi un solo nome per esempio, Lola, di uno dei soldati ammazzati nella guerra dei Cent’Anni?… Hai mai cercato di conoscere uno solo di quei nomi?… No, vero?… Hai mai cercato? Ti sono altrettanto anonimi, indifferenti e sconosciuti quanto l’ultimo atomo di questo fermacarte davanti a noi, quanto la tua cacca mattutina… Vedi allora che sono morti per niente, Lola! Per assolutamente niente di niente, ’sti cretini! Te lo dico io! Abbiam fatto la prova! Non c’è che la vita che conta. Fra diecimila anni, scommetto che questa guerra, per quanto sublime ci sembri adesso, sarà completamente dimenticata… Sarà tanto se una dozzina di eruditi s’accapiglieranno ancora qua e là, circa le date delle principali ecatombi che la resero famosa… E’ tutto quel che gli uomini son riusciti fin qui a trovare di memorabile su questo e quello a distanza di qualche secolo, qualche anno e perfino a qualche ora… Io non credo all’avvenire, Lola…” >>

  • #2
    << L’egoismo degli esseri che si sono mescolati alla nostra vita, quando si pensa a loro, da vecchi, si dimostra innegabile, cioè come se fosse d'acciaio, di platino, e persino più durevole del tempo stesso.
    Quando si è giovani, l'indifferenza più arida, le porcate più ciniche, si arriva a trovargli la scusa del capriccio passionale e chissà quale segno di un romanticismo inesperto. Ma più tardi, quando la vita vi ha mostrato per bene tutto quello che può esigere in cautela, crudeltà, malizia soltanto per essere mantenuta bene o male a 37°, ti rendi conto, sei informato, hai le carte in regola per capire tutte le stronzate che contiene un passato. Basta in tutto e per tutto contemplare scrupolosamente se stessi e quel che si è diventati in fatto di schifezza. Niente più mistero, niente più ingenuità, ti sei mangiato tutta la poesia visto che hai vissuto fino a quel momento.
    E’ un càzzo fritto, la vita. >>

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    • #3
      << Li credi malati, tu?... Uno geme... un altro rutta... quello barcolla... questo è pieno di pustole... Vuoi vuotar la sala d'aspetto? Istantaneamente?... anche di quelli che s'accaniscono ad espettorare fino a farsi schiattare il petto? Proponi una botta di cinema!... un aperitivo gratis, sbattuto in faccia!... vedrai quanti ne resteranno... Se vengono a cercarti, e soprattutto perché si scocciano. Mica ne vedi uno la vigilia d'una festa... Ai disgraziati, ricorda quel che ti dico, manta un'occupazione, mica la salute... Voglion semplicemente che tu li distragga, che tu li metta di buon umore, che tu li interessi coi loro rutti... i bra gaz... i loro scricchiolii... che tu gli scopra delle flatuosità... Belle febbriciattole... dei borborigmi... degli inediti!... Che tu ti dilunghi... che tu t'appassioni... Per questo hai la tua laurea... Ah! divertirsi con la propria morte mentre uno sta fabbricandosela, ecco tutto l'Uomo, Ferdinand! Se li tengon cari, quelli, i loro scoli, le loro sifilidi, i loro tubercoli. Ne han bisogno! E della vescica piena di bave, del retto in fiamme, di tutto questo mica gl'importa nulla! Ma se ti darai da fare, se saprai interessarli, aspetteranno te per morire, è il tuo guiderdone! Ti verranno a scovare fino all'ultimo. -
      Quando un po' di pioggia riappariva dietro le ciminiere delle officine elettriche: - Ferdinand! - m'annunziava, - ecco i malati di sciatica!... Se oggi non ne arrivan dieci, restituisco il mio papiero al Magnifico! - E quando la fuliggine s'abbatteva su di noi dall'Est, ch'è il versante più secco, su dai forni Bitrounelle, lui se ne schiacciava un grumoletto sul naso: - Possa pigliarlo nello stoppino! tu mi capisci! Se stanotte i pleuritici non sputeranno sangue! Mondo maiale! Mi sveglieranno ancora venti volte una dietro l'altra -.
      […]
      - Gustin, - gli feci, - tu mica sei sempre stato così rincoglionito come oggi, abbrutito dalle circostanze, il mestiere, il bere, le sottomissioni più funeste... Te la senti, per un momentino, di tornare alla poesia?... di fare un salterello di cuore e di mìnchia alla lettura d'un'epopea, tragica certo, ma nobile... sfavillante!... Te ne credi capace?... >>

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      • #4
        Originariamente inviato da enzmarsi Visualizza il messaggio
        << E’ vero che sei proprio diventato pazzo, Ferdinand? mi chiese lei un giovedì.
        - Lo sono! confessai.
        - Allora ti cureranno qui?
        - Non si cura mica la paura, Lola.
        - Hai dunque così tanta paura?
        - Anche molta di più Lola, così paura, vedi, che se muoio di morte naturale, io, più avanti, voglio soprattutto che non mi brucino. Vorrei che mi lasciassero nella terra, a marcire al cimitero, tranquillamente, là, pronto a rivivere, forse… Chissamai! Mentre se mi riducono in cenere, Lola, tu capisci, sarebbe finita, proprio finita… Uno scheletro, malgrado tutto, assomiglia ancora un po’ a un uomo… E’ sempre più pronto a rivivere delle ceneri… Le ceneri è finita!… Che ne dici?… Allora, nevvero, la guerra…
        - Oh! Ma allora sei proprio un vigliacco, Ferdinand! Tu sei ripugnante come un topo…
        - Sì, assolutamente vigliacco, Lola, rifiuto la guerra e tutto quel che c’è dentro… Non la deploro, io… Non mi rassegno, io… Non mi piagnucolo addosso, io… La rifiuto recisamente, con tutti gli uomini che contiene, voglio averci niente a che fare con loro, con lei. Fossero anche novecentonovantacinque milioni e io solo, sarebbero loro che hanno torto, Lola, e io che ho ragione, perché sono il solo a sapere che voglio: non voglio più morire.
        - Ma è impossibile rifiutare la guerra, Ferdinand! Ci son solo i pazzi e i vigliacchi che rifitano la guerra quando la loro Patria è in pericolo…
        - Allora vivano i pazzi e i vigliacchi! O piuttosto sopravvivano i pazzi e i vigliacchi! Ti ricordi un solo nome per esempio, Lola, di uno dei soldati ammazzati nella guerra dei Cent’Anni?… Hai mai cercato di conoscere uno solo di quei nomi?… No, vero?… Hai mai cercato? Ti sono altrettanto anonimi, indifferenti e sconosciuti quanto l’ultimo atomo di questo fermacarte davanti a noi, quanto la tua cacca mattutina… Vedi allora che sono morti per niente, Lola! Per assolutamente niente di niente, ’sti cretini! Te lo dico io! Abbiam fatto la prova! Non c’è che la vita che conta. Fra diecimila anni, scommetto che questa guerra, per quanto sublime ci sembri adesso, sarà completamente dimenticata… Sarà tanto se una dozzina di eruditi s’accapiglieranno ancora qua e là, circa le date delle principali ecatombi che la resero famosa… E’ tutto quel che gli uomini son riusciti fin qui a trovare di memorabile su questo e quello a distanza di qualche secolo, qualche anno e perfino a qualche ora… Io non credo all’avvenire, Lola…” >>
        Una delle pochissime parti degne di nota in quel libro
        [Amdir]Firma Irregolare[/Amdir]

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        • #5
          Originariamente inviato da thedeerhunter Visualizza il messaggio
          Una delle pochissime parti degne di nota in quel libro
          Tu blateri, vergognati.


          <<... Quando ci si sofferma per esempio sul modo in cui vengono formate e dette le parole, quasi non resistono le nostre frasi al disastro del loro arredo di bave. E' più complicato e più penoso della defecazione il nostro sforzo meccanico di conversare. Questa corolla di carne tumefatta, la bocca, che va in convulsione se soffia, se aspira, e si dimena, che spinge ogni genere di suoni vischiosi attraverso la barriera puzzolente della carie dentaria, che punizione! Ecco lì quel che ci scongiurano di trasformare in ideale. E' difficile. Poichè non siamo che un sacco di trippe tiepide e corrotte faremo sempre una gran fatica coi sentimenti. Innamorarsi è niente, è restare insieme che è difficile. La porcheria, quella, non cerca di durare o di crescere. Qui, su 'sto punto siamo molto più sfortunati della mèrda, questa ostinazione a perseverare nel nostro stato costituisce un'incredibile tortura.
          Decisamente non adoriamo niente di più divino del nostro odore. Tutte le nostre disgrazie nascono dal fatto che ci tocca restare Jean, Pierre e Gaston ad ogni costo durante ogni genere d'anni. Il corpo che abbiamo, travestito da molecole convulse e banali, si rivolta tutto il tempo contro questa farsa atroce del durare. Vogliono andarsi a perdere le nostre molecole, il più in fretta possibile, in mezzo all'universo le carine! Soffrono d'esser soltanto <<noi>>, cornuti dell'infinito. Scoppieremmo se avessimo un po' di coraggio, ci limitiamo a decadere da un giorno all'altro. La nostra tortura prediletta è rinchiusa lì, atomica, nella nostra stessa pelle, col nostro orgoglio...>>

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          • #6
            Dopo lo leggo attentamente, io ho amato Céline gli ultimi anni del liceo, adoravo pure Miller.

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            • #7
              Originariamente inviato da enzmarsi Visualizza il messaggio
              Tu blateri, vergognati.
              dopo il viaggio mi aspettavo di più onestamente, m'ha un po deluso
              [Amdir]Firma Irregolare[/Amdir]

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              • #8
                Originariamente inviato da enzmarsi Visualizza il messaggio
                Tu blateri, vergognati.


                <<... Quando ci si sofferma per esempio sul modo in cui vengono formate e dette le parole, quasi non resistono le nostre frasi al disastro del loro arredo di bave. E' più complicato e più penoso della defecazione il nostro sforzo meccanico di conversare. Questa corolla di carne tumefatta, la bocca, che va in convulsione se soffia, se aspira, e si dimena, che spinge ogni genere di suoni vischiosi attraverso la barriera puzzolente della carie dentaria, che punizione! Ecco lì quel che ci scongiurano di trasformare in ideale. E' difficile. Poichè non siamo che un sacco di trippe tiepide e corrotte faremo sempre una gran fatica coi sentimenti. Innamorarsi è niente, è restare insieme che è difficile. La porcheria, quella, non cerca di durare o di crescere. Qui, su 'sto punto siamo molto più sfortunati della mèrda, questa ostinazione a perseverare nel nostro stato costituisce un'incredibile tortura.
                Decisamente non adoriamo niente di più divino del nostro odore. Tutte le nostre disgrazie nascono dal fatto che ci tocca restare Jean, Pierre e Gaston ad ogni costo durante ogni genere d'anni. Il corpo che abbiamo, travestito da molecole convulse e banali, si rivolta tutto il tempo contro questa farsa atroce del durare. Vogliono andarsi a perdere le nostre molecole, il più in fretta possibile, in mezzo all'universo le carine! Soffrono d'esser soltanto <<noi>>, cornuti dell'infinito. Scoppieremmo se avessimo un po' di coraggio, ci limitiamo a decadere da un giorno all'altro. La nostra tortura prediletta è rinchiusa lì, atomica, nella nostra stessa pelle, col nostro orgoglio...>>
                Bello bello

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                • #9
                  Inserisco anche il pezzo che hai riportato tu:

                  <<Qui, non ci urlavano addosso, certo, ci parlavano perfino con dolcezza, per tutto il tempo non ci parlavano d’altro che di morte, ma la nostra condanna figurava tuttavia bella chiara nell’angolo di precauzioni che prendevano nei nostri confronti: Medaglie… Braccialetti… Il minimo permesso… Qualunque consiglio… Ci sentivamo contati, spiati, numerati nella grande riserva dei partenti di domani. Allora per forza, tutto il mondo civile e l’ambiente sanitario avevano l’aria molto più leggera di noi, al confronto. Le infermiere, ‘ste troiette, non lo condividevano mica, loro, il nostro destino, loro non pensavano per contrasto che a vivere a lungo, e molto più a lungo ancora e ad amare, era chiaro, ad andare a passeggio e a fare e rifare l’amore mille e diecimila volte. Ciascuno di quegli esseri angelici si teneva il suo piccolo bossolo nel perineo, come i forzati, per più tardi, il piccolo bossolo amoroso, per quando saremmo crepati, noi in un fango qualunque e dio sa come!
                  Allora quelle vi farebbero dei sospiri commemorativi speciali di tenerezza che le renderebbero ancora più attraenti, evocherebbero in silenzi commossi i tragici tempi di guerra, gli scomparsi… «Ve lo ricordate il piccolo Bardamu, direbbero all’ora del tramonto pensando a me, quello che era così difficile fargli passare la tosse? Aveva sempre il morale a terra, quello, poverino… Come sarà finito?»
                  Qualche rimpianto poetico piazzato al punto giusto sta bene a una donna quanto certi capelli vaporosi sotto i raggi della luna.>>

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