“Venite a vedere con i vostri occhi cosa abbiamo trovato” erano queste le parole consegnate dal messo al Necromante. L'arrivo in sede era stato rapido.. poteva forse trattarsi di uno degli oggetti tanto agognati? Purtroppo no. Solitamente Re Teschio non dava peso ad oggetti preziosi di quel tipo. Ma il diamante che Medusa stringeva tra le mani richiamava una forza di vita molto forte, pulsava nei palmi dell'elfa oscura come a volersi liberare.

I cacciatori riuniti osservavano l'oggetto mentre, come sentendo la presenza di ogni singolo elemento, iniziò ad aumentare la sua luce.
Azzurro, poi verde, poi bianco.. ed infine lo sguardo iniziò a perdersi nelle sfaccettature di quell'enorme diamante.
Prima dei prati verdi contornati da alte guglie, poi l'aria sul viso lasciava avvicinare delle nubi che coprivano un panorama sconfinato, infine un largo altopiano con una fortezza oramai in rovina.. ed infine.. una scalinata. Irta che lentamente svaniva in una grande isola nel cielo. Sprezzante il vento l'attraversa, ed insieme a lui il ruggito.. un lamento antico, una forza che richiamava l'ancestrale potenza della terra.
Gli occhi del grande Antico osservavano i cacciatori, erano occhi severi e trasmettevano un unico messaggio, “voi non passerete”.
Fu in quell'istante che i cacciatori vennero catapultati nuovamente nel mondo reale, erano lì davanti al diamante che ora iniziava a comporre un portale verde sopra di se.
I cacciatori riuniti partirono al suo interno animati dal desiderio che conduce oramai le nostre vite, il desiderio d'esplorazione.
Ben presto la nostra risposta arrivò, la visione diventava reale. Eravamo su quello che si può definire un sentiero. Ricco di erba, fiori, profumi e colori..

Ben presto ci accorgemmo che le creature di quel luogo mai avevano visto esseri come noi.. e giustamente si rivolsero come farebbe qualunque essere della natura spaventato e in pericolo.
Ci attaccarono.
Ben presto però compresero la superiorità della magia e dell'acciaio. Forgiati da migliaia di battaglie come quella i cacciatori riuscirono ad andare avanti, esploravamo, cacciavamo, conoscevamo.
Vi era un lato malinconico in tutto questo. Per quanto stessimo soddisfacendo al massimo il nostro ardimento provavo pena per quelle creature. Mi scoprivo ad averne pietà, avevano vissuto fino ad allora in un paradiso.. e la loro ignoranza li stava portando alla rovina.
Ci limitammo quindi a coinvolgerci in scontri solo se portati all'esasperazione.
Lasciammo che le creature, lentamente, riprendessero possesso del loro luogo natio e avanzammo.

Dai sentieri finimmo, come nella visione, in cima all'altopiano.
E fu qui che notammo i segni di una civiltà, minotauri e centauri avevano preso il possesso del territorio ma le rovine di quel palazzo mi davano da pensare.
Dovevano avere migliaia di anni eppure la vegetazione sembrava averli protetti come un antico mausoleo dalla memoria inalterabile.
Fu qui che mosso dall'interesse, rimasi intrappolato in una delle antiche trappole. Ci vollero diverse ore, ma al fine la libertà prevalse e potei ricongiungermi al gruppo. Il Necromante aveva imparato una cosa importantissima, mai rischiare inutilmente.
Proseguimmo il cammino arrivando al fine al fulcro di quel regno. E li affrontammo la prima vera sfida. Un drago si ergeva, signore della montagna, su di una roccia.
Ci osservava posando i pesanti artigli azzurri su una montagna di tesori, l'occhio indugiava languido su di noi e il pesante fiato sembrava una chiara affermazione “questo è mio.. e voi ora sarete miei”

Lo scontro fu cruento ed efferato, vorrei dire che nessuno di noi rimase ferito ma dopo battaglie come questa nessuno è mai illeso ne nel corpo ne nello spirito.
Ma avemmo la meglio. L'altopiano era libero e sembrava come accorgersi che la presenza di quell'enorme mostro era svanita.
Pensavamo tutti che le nostre membra potevano trovare riposo, quando si aprì un portale.
Era un altro portale verde.. con cautela iniziammo ad entrare e li la lunga scala verso il cielo ci attendeva.
Era impressionante, ma occhio umano aveva raggiunto una simile altezza, e un solo timore attanagliava il necromante. “sfidare un dio è una buona idea?”
Dopo una rapida riunione di campo i cacciatori decisero. L'unico modo per tornare indietro era proseguire.
La strada alle nostre spalle era chiusa, solo la scala si ergeva davanti a noi.. avevamo solo due alternative: trovare una via d'uscita al termine della scala.. oppure morire nel tentativo.
Spronando le cavalcature si iniziò quella che poteva sembrare l'ultima cavalcata dei cacciatori di Radek, e in un lampo azzurro ci ritrovammo nell'isola del cielo.
Era un luogo di silenzio, di pace, quasi desolato fatto scampo per la vegetazione che sembrava sopravvivere grazie all'acqua che magicamente incorniciava questo luogo.

Ma questo ambiente venne presto percosso da una voce. Racchiudeva nel suo tono un sentimento di amorevole perdono, erano parole in una lingua irripetibile e impronunciabile. Erano parole che avvolgevano.. erano parole che lentamente terrorizzarono tutti noi. Dal giardino centrale l'enorme albero si ridesto, fu allora che in fondo ad uno dei viali vedemmo l'unica cosa che sembrava una via d'uscita.. Etienne rapido urlò “Cacciatori, a me!!” e come un sol uomo spronammo i destrieri verso la speranza, perchè il guardiano di quel giardino ci avrebbe concesso solo una cosa. Osservare le radici per l'eternità.. ma guardandole da sotto terra.

Il portale lentamente iniziava a chiudersi, ma tutti i cacciatori riuscirono ad entrarvi, Sigel chiuse la fila; rischiando di rimanere intrappolata. Ma al fine tutti ritornammo al punto di partenza.. il giardino della Sede dei Cacciatori.
Guardando negli occhi i miei compagni dissi ad alta voce “è vero oppure è un sogno” ma Luxwash estrasse una delle armi che il drago azzurro proteggeva nel suo tesoro.. non disse nulla; guardò solo il Re Teschio che ebbe la sua risposta.

I cacciatori riuniti osservavano l'oggetto mentre, come sentendo la presenza di ogni singolo elemento, iniziò ad aumentare la sua luce.
Azzurro, poi verde, poi bianco.. ed infine lo sguardo iniziò a perdersi nelle sfaccettature di quell'enorme diamante.
Prima dei prati verdi contornati da alte guglie, poi l'aria sul viso lasciava avvicinare delle nubi che coprivano un panorama sconfinato, infine un largo altopiano con una fortezza oramai in rovina.. ed infine.. una scalinata. Irta che lentamente svaniva in una grande isola nel cielo. Sprezzante il vento l'attraversa, ed insieme a lui il ruggito.. un lamento antico, una forza che richiamava l'ancestrale potenza della terra.
Gli occhi del grande Antico osservavano i cacciatori, erano occhi severi e trasmettevano un unico messaggio, “voi non passerete”.
Fu in quell'istante che i cacciatori vennero catapultati nuovamente nel mondo reale, erano lì davanti al diamante che ora iniziava a comporre un portale verde sopra di se.
I cacciatori riuniti partirono al suo interno animati dal desiderio che conduce oramai le nostre vite, il desiderio d'esplorazione.
Ben presto la nostra risposta arrivò, la visione diventava reale. Eravamo su quello che si può definire un sentiero. Ricco di erba, fiori, profumi e colori..

Ben presto ci accorgemmo che le creature di quel luogo mai avevano visto esseri come noi.. e giustamente si rivolsero come farebbe qualunque essere della natura spaventato e in pericolo.
Ci attaccarono.
Ben presto però compresero la superiorità della magia e dell'acciaio. Forgiati da migliaia di battaglie come quella i cacciatori riuscirono ad andare avanti, esploravamo, cacciavamo, conoscevamo.
Vi era un lato malinconico in tutto questo. Per quanto stessimo soddisfacendo al massimo il nostro ardimento provavo pena per quelle creature. Mi scoprivo ad averne pietà, avevano vissuto fino ad allora in un paradiso.. e la loro ignoranza li stava portando alla rovina.
Ci limitammo quindi a coinvolgerci in scontri solo se portati all'esasperazione.
Lasciammo che le creature, lentamente, riprendessero possesso del loro luogo natio e avanzammo.

Dai sentieri finimmo, come nella visione, in cima all'altopiano.
E fu qui che notammo i segni di una civiltà, minotauri e centauri avevano preso il possesso del territorio ma le rovine di quel palazzo mi davano da pensare.
Dovevano avere migliaia di anni eppure la vegetazione sembrava averli protetti come un antico mausoleo dalla memoria inalterabile.
Fu qui che mosso dall'interesse, rimasi intrappolato in una delle antiche trappole. Ci vollero diverse ore, ma al fine la libertà prevalse e potei ricongiungermi al gruppo. Il Necromante aveva imparato una cosa importantissima, mai rischiare inutilmente.
Proseguimmo il cammino arrivando al fine al fulcro di quel regno. E li affrontammo la prima vera sfida. Un drago si ergeva, signore della montagna, su di una roccia.
Ci osservava posando i pesanti artigli azzurri su una montagna di tesori, l'occhio indugiava languido su di noi e il pesante fiato sembrava una chiara affermazione “questo è mio.. e voi ora sarete miei”

Lo scontro fu cruento ed efferato, vorrei dire che nessuno di noi rimase ferito ma dopo battaglie come questa nessuno è mai illeso ne nel corpo ne nello spirito.
Ma avemmo la meglio. L'altopiano era libero e sembrava come accorgersi che la presenza di quell'enorme mostro era svanita.
Pensavamo tutti che le nostre membra potevano trovare riposo, quando si aprì un portale.
Era un altro portale verde.. con cautela iniziammo ad entrare e li la lunga scala verso il cielo ci attendeva.
Era impressionante, ma occhio umano aveva raggiunto una simile altezza, e un solo timore attanagliava il necromante. “sfidare un dio è una buona idea?”
Dopo una rapida riunione di campo i cacciatori decisero. L'unico modo per tornare indietro era proseguire.
La strada alle nostre spalle era chiusa, solo la scala si ergeva davanti a noi.. avevamo solo due alternative: trovare una via d'uscita al termine della scala.. oppure morire nel tentativo.
Spronando le cavalcature si iniziò quella che poteva sembrare l'ultima cavalcata dei cacciatori di Radek, e in un lampo azzurro ci ritrovammo nell'isola del cielo.
Era un luogo di silenzio, di pace, quasi desolato fatto scampo per la vegetazione che sembrava sopravvivere grazie all'acqua che magicamente incorniciava questo luogo.

Ma questo ambiente venne presto percosso da una voce. Racchiudeva nel suo tono un sentimento di amorevole perdono, erano parole in una lingua irripetibile e impronunciabile. Erano parole che avvolgevano.. erano parole che lentamente terrorizzarono tutti noi. Dal giardino centrale l'enorme albero si ridesto, fu allora che in fondo ad uno dei viali vedemmo l'unica cosa che sembrava una via d'uscita.. Etienne rapido urlò “Cacciatori, a me!!” e come un sol uomo spronammo i destrieri verso la speranza, perchè il guardiano di quel giardino ci avrebbe concesso solo una cosa. Osservare le radici per l'eternità.. ma guardandole da sotto terra.

Il portale lentamente iniziava a chiudersi, ma tutti i cacciatori riuscirono ad entrarvi, Sigel chiuse la fila; rischiando di rimanere intrappolata. Ma al fine tutti ritornammo al punto di partenza.. il giardino della Sede dei Cacciatori.
Guardando negli occhi i miei compagni dissi ad alta voce “è vero oppure è un sogno” ma Luxwash estrasse una delle armi che il drago azzurro proteggeva nel suo tesoro.. non disse nulla; guardò solo il Re Teschio che ebbe la sua risposta.
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