In un periodo in cui su Sosaria le Razze spiccavano, dove gli Umani appassivano sui fasti delle antiche Fazioni in un era di velata tranquillità, sempre più forte era la sete delle genti per i tesori e le ricchezze nascoste nelle profondità del terra.
Così come il silenzio è interrotto da un suono imprevisto, anche il futuro, così incerto, prende pieghe inaspettate a causa dei piccoli eventi.
La notte nascondeva nell'orizzonte quell'isola rocciosa all'apparenza inaccessibile. Se uno sguardo poco attento non avrebbe riconosciuto le forme, l’udito non poteva non riconoscere quel suono metallico che scandiva il tempo.
"Hei Bewor, ti ho detto che devi scavare più in là!"
"Scava di la scava di qua ho sete io..."
Esclamava il nano tra un colpo e l’altro per poi proseguire
"-parole incomprensibili- HO TROVATO QUALCOSA!"
Il giovane Bewor corse dal compagno. Con le mani tozze i due nani aprivano il terreno spostando sassi, scavando la terra e scoprendo pian piano uno scudo di bronzo che, ormai ossidato e segnato dal tempo, destava la loro rude curiosità.
"Ci sono delle lettere qui.. vieni a vedere" disse Bewor indicando delle incisioni.
L'altro nano preso le scudo per sé e arroccando lo sguardo disse:
"Mmmm....ma va! Sono solo dei colpi di spada!" disse gettandolo alle sue spalle.
In quel momento, però, il suo sguardo si posò sulla buca appena scavata.
"Ma quello cos'é? Bewor illumina.."
Nel silenzio totale i nani osservano quello strano involucro nuovo ai loro occhi. Una specie di sacca di terra radici e argilla, dalla forma definita e tondeggiante. Sembrava un uovo di terra, non troppo grande, che Bewor provò a battere con la mano per capire quanto fosse resistente.
"Però!" Esclamò
“Chissà se c'è un tesoro dentro! Passami l'accetta e allontanati!"
Bewor eseguì, posando la lanterna nei paraggi per fare luce.
Il nano si avvicinò, sistemandosi le maniche della maglia e posizionandosi comodo sulle corte gambe prese l'accetta pronto a caricare il colpo... ma la luce si spense.
-Crack-
Il sangue del nano usciva dalla sua stessa bocca. La barba, una volta coperta solo dalle rosse birre delle province di Minoc, ora accoglieva grumi di terra, polvere e sangue.
Forse un simbolo della devozione dei nani verso la terra stessa.
Il corpo tremolava, il respiro spezzato, gli occhi si perdevano nel vuoto e le dita allentavano progressivamente la presa sull’ascia.
Li, conficcata sotto il diaframma, il nano veniva trafitto da una lama acuminata ed irregolare che un minuto braccio spingeva fuori da una breccia di quel guscio.
Bewor osservava immobile, al solo chiarore della luna, senza respirare e non avendo minima idea di cosa fare.
"Kiiiiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!"
Uno stridulo urlo rieccheggiò potente nella caverna.
Urla e suoni di un breve inseguimento si susseguirono. I due nani ridotti a brandelli per l'eternità saranno parte della terra che in vita tanto hanno amato.
“Fame, kchervello, cuore, dita. Fame.” “Dita, dita, dita.”
Quella creatura si fermò dal consumare le carni e le ossa dei nani uccisi. La parola dita aveva suscitato percezioni ed immagini in quella che era ancora una mente primordiale.
Poi fu buio e silenzio. Di nuovo.
Ne quei due nani, ne il resto di Sosaria sapranno mai che quelle incisioni e lo scudo erano il sigillo per contenere il volere e la magia di Graak Ell.
La luna splendeva regale su quell'isola e seguiva con il suo grande occhio bianco il piccolo essere che si allontanava in barca sospinto dalla corrente.
"Mush Mush kiaa na ma riee... Xohnul Grikee, dia na mate kaa Graak El.."
Si asciugò il bordo della bocca ancora sporco di sangue.
Prese i remi, e iniziò a pagaiare dirigendo l'imbarcazione verso Est non dimenticandosi di gettare lo scudo nelle profondità del mare.
Mercato di Moonglow - Qualche settimana dopo
Il mercato, anche durante le ore più calde, era affollato di persone intente a scoprire rarità e artigianati provenienti da tutti gli angoli di Sosaria. Il continuo vocìo era condito dal suono delle monete passate di mano in mano, dalle strilla dei mercanti e dalle risate di vecchi amici che s'incontravano dopo lunghi viaggi.
Moonglow era diventato l'unico vero mercato. Qualche sparuto venditore ancora resisteva negli angoli remoti delle terre conosciute, ma ormai in quasi tutte le taverne si sentiva dire:
"Prima o poi tutto passa per Moonglow."
La bancarella del barbaro era all'ombra del muro, in un angolo fresco di quiete in mezzo a quel trambusto. Gli amenicoli vari e le apparenti cianfrusaglie erano stese su un telo mentre lui sedeva in terra a gambe incrociate e con le mani posate sulle ginocchia.
Si avvicinò un cliente nascosto nell'ombra delle vesti e del cappuccio.
Si fermò a guardare gli ammennicoli a terra. Dopo qualche minuto il barbaro interruppe il silenzio:
"Salve, cerca qualcosa?"
Passarono diversi secondi.
Poi un braccio si allungò indicando un punto preciso. Tra diversi anelli e bracciali un sacchetto di ametiste emergeva posato sulla mano di una statua; una mano, spezzata chissà da cosa e a chi.
"Queste preziose sono! Ma belle pietre!" disse il barbaro raccogliendo il sacchetto di ametiste e avvicinandosi a quel piccolo uomo che gli si era presentato alla bancarella.
"No" disse lui con calma, indicando ancora lo stesso identico punto di prima. Il barbaro lo guardò, per poi voltarsi guardare a terra e rivoltarsi nuovamente.
Guardò un ultima volta a terra.
"La mano!? è quello che rimane di una statua mai ritrovata e a giudicare dai materiali non vale nenache tanto" e raccolse quella mano di pietra.
L'aveva scambiata qualche mese prima mercanteggiando per Yew.
"Per quelle ampolle sono 15 monete d'oro..!"
"..Ne ho solo 10 monete...Però posso darti anche questo pezzo di statua..!" aveva risposto quel giorno un giovane elfo da terre lontane.
Osservò quella mano di pietra. Non era di un materiale pregiato, ma era di ottima fattura. Non aveva mai pensato a venderla, o che qualcuno gliel'avrebbe mai chiesta.
Allungò il braccio verso il cliente tenendola in mano: "Questa?"
Lui annuì.
"..per questa ....bhe questa.....20 monete d'oro sono.."
Il piccolo compratore tirò fuori la mano destra dalla tasca, lasciando cadere sulla sua mano sinistra, una alla volta, le monete lentamente fino a 10.
Poi alzò lo sguardo verso quello del massiccio barbaro.
Era un goblin.
Il barbaro lo notò subito poiché la luce illuminava la pelle verde e sporca di terra. Gli occhi erano grandi con pupille strette e pungenti. Era tanto tempo che non ne vedeva uno, ormai si incontravano raramente forse erano rimasti in pochi, decimati dalle guerre, o forse erano rintanati in qualche cunicolo ai piedi delle montagne.
"Avevo detto 20"
Il goblin continuò a fissarlo negli occhi, mentre posava le monete nella mano. Quei secondi per il barbaro durarono minuti. La sua mente fu travolta da un'onda di sensazioni e presagi improvvisi che lo lasciarono per un attimo senza fiato.
"Vanno bene anche 10" concluse chiudendo la mano con l’oro e consegnando l'oggetto che teneva nell'altra.
Aprì poi la mano, guardando le monete e rialzando lo sguardo si accorse di essere rimasto solo.
"Xoh nul Grikee ricorda ztrada di Graak El.."
Tra gli alberi a sud di Moonglow avanzava a passo spedito verso il Moongate.
Dietro le sue spalle il brusio della città si affievoliva lasciando spazio ai morbidi suoni del bosco.
Fece un giro intorno al grande portale blu accarezzandone lentamente le pietre intorno.
Pronunciò delle parole incomprensibili con quel ghigno tipico dei goblin, si allineò nella direzione di una delle rocce e lo attraversò.
"Mush mush" sussurrò annusando l'aria.
Era tornato a casa. Sentiva l'odore di Fear Keep.
I suoi occhi in quell'oscurità vedevano come fosse giorno.
Si diresse alla porta dell'antico palazzo dei goblin. Portava i segni del tempo, da troppo non veniva aperta. Appoggiò le mani, scorrendo con le mani affusoate sopra le finiture e le cerniere.
Poi si spostò verso il muro al suo fianco, puntò il palmo su una pietra e con un colpo secco attivò il sistema d contrappesi.
"TLOC"
Spinse la porta delicatamente che cigolando si aprì; nel silenzio della sala rieccheggiò quel rumore metallico.
Salì le scale fin dinanzi l'altare. Il goblin era entusiasta.
La statua era lì, davanti a lui, maestosa ed impolverata con una mano mozzata.
Il tempo passato tuttavia non aveva indebolito la magia di cui quella figura scolpita nella roccia era intrisa.
"Xonhul tornato Graak. Xoh tornato."
"Zent tuo potere, ezer qui per koplin."
La mano, precedentemente acquistata dal barbaro, aderiva perfettamente al braccio spezzato della statua che con un fascio di luce si ricongiunse a quello che era il suo posto.
Poco dopo, dalla statua, si staccò un altro uovo identico a quello di Xohnul Grikee.
"Tu Rufus" disse Xohnul in attesa della schiusa.
Così come il silenzio è interrotto da un suono imprevisto, anche il futuro, così incerto, prende pieghe inaspettate a causa dei piccoli eventi.
La notte nascondeva nell'orizzonte quell'isola rocciosa all'apparenza inaccessibile. Se uno sguardo poco attento non avrebbe riconosciuto le forme, l’udito non poteva non riconoscere quel suono metallico che scandiva il tempo.
"Hei Bewor, ti ho detto che devi scavare più in là!"
"Scava di la scava di qua ho sete io..."
Esclamava il nano tra un colpo e l’altro per poi proseguire
"-parole incomprensibili- HO TROVATO QUALCOSA!"
Il giovane Bewor corse dal compagno. Con le mani tozze i due nani aprivano il terreno spostando sassi, scavando la terra e scoprendo pian piano uno scudo di bronzo che, ormai ossidato e segnato dal tempo, destava la loro rude curiosità.
"Ci sono delle lettere qui.. vieni a vedere" disse Bewor indicando delle incisioni.
L'altro nano preso le scudo per sé e arroccando lo sguardo disse:
"Mmmm....ma va! Sono solo dei colpi di spada!" disse gettandolo alle sue spalle.
In quel momento, però, il suo sguardo si posò sulla buca appena scavata.
"Ma quello cos'é? Bewor illumina.."
Nel silenzio totale i nani osservano quello strano involucro nuovo ai loro occhi. Una specie di sacca di terra radici e argilla, dalla forma definita e tondeggiante. Sembrava un uovo di terra, non troppo grande, che Bewor provò a battere con la mano per capire quanto fosse resistente.
"Però!" Esclamò
“Chissà se c'è un tesoro dentro! Passami l'accetta e allontanati!"
Bewor eseguì, posando la lanterna nei paraggi per fare luce.
Il nano si avvicinò, sistemandosi le maniche della maglia e posizionandosi comodo sulle corte gambe prese l'accetta pronto a caricare il colpo... ma la luce si spense.
-Crack-
Il sangue del nano usciva dalla sua stessa bocca. La barba, una volta coperta solo dalle rosse birre delle province di Minoc, ora accoglieva grumi di terra, polvere e sangue.
Forse un simbolo della devozione dei nani verso la terra stessa.
Il corpo tremolava, il respiro spezzato, gli occhi si perdevano nel vuoto e le dita allentavano progressivamente la presa sull’ascia.
Li, conficcata sotto il diaframma, il nano veniva trafitto da una lama acuminata ed irregolare che un minuto braccio spingeva fuori da una breccia di quel guscio.
Bewor osservava immobile, al solo chiarore della luna, senza respirare e non avendo minima idea di cosa fare.
"Kiiiiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!"
Uno stridulo urlo rieccheggiò potente nella caverna.
Urla e suoni di un breve inseguimento si susseguirono. I due nani ridotti a brandelli per l'eternità saranno parte della terra che in vita tanto hanno amato.
“Fame, kchervello, cuore, dita. Fame.” “Dita, dita, dita.”
Quella creatura si fermò dal consumare le carni e le ossa dei nani uccisi. La parola dita aveva suscitato percezioni ed immagini in quella che era ancora una mente primordiale.
Poi fu buio e silenzio. Di nuovo.
Ne quei due nani, ne il resto di Sosaria sapranno mai che quelle incisioni e lo scudo erano il sigillo per contenere il volere e la magia di Graak Ell.
La luna splendeva regale su quell'isola e seguiva con il suo grande occhio bianco il piccolo essere che si allontanava in barca sospinto dalla corrente.
"Mush Mush kiaa na ma riee... Xohnul Grikee, dia na mate kaa Graak El.."
Si asciugò il bordo della bocca ancora sporco di sangue.
Prese i remi, e iniziò a pagaiare dirigendo l'imbarcazione verso Est non dimenticandosi di gettare lo scudo nelle profondità del mare.
Mercato di Moonglow - Qualche settimana dopo
Il mercato, anche durante le ore più calde, era affollato di persone intente a scoprire rarità e artigianati provenienti da tutti gli angoli di Sosaria. Il continuo vocìo era condito dal suono delle monete passate di mano in mano, dalle strilla dei mercanti e dalle risate di vecchi amici che s'incontravano dopo lunghi viaggi.
Moonglow era diventato l'unico vero mercato. Qualche sparuto venditore ancora resisteva negli angoli remoti delle terre conosciute, ma ormai in quasi tutte le taverne si sentiva dire:
"Prima o poi tutto passa per Moonglow."
La bancarella del barbaro era all'ombra del muro, in un angolo fresco di quiete in mezzo a quel trambusto. Gli amenicoli vari e le apparenti cianfrusaglie erano stese su un telo mentre lui sedeva in terra a gambe incrociate e con le mani posate sulle ginocchia.
Si avvicinò un cliente nascosto nell'ombra delle vesti e del cappuccio.
Si fermò a guardare gli ammennicoli a terra. Dopo qualche minuto il barbaro interruppe il silenzio:
"Salve, cerca qualcosa?"
Passarono diversi secondi.
Poi un braccio si allungò indicando un punto preciso. Tra diversi anelli e bracciali un sacchetto di ametiste emergeva posato sulla mano di una statua; una mano, spezzata chissà da cosa e a chi.
"Queste preziose sono! Ma belle pietre!" disse il barbaro raccogliendo il sacchetto di ametiste e avvicinandosi a quel piccolo uomo che gli si era presentato alla bancarella.
"No" disse lui con calma, indicando ancora lo stesso identico punto di prima. Il barbaro lo guardò, per poi voltarsi guardare a terra e rivoltarsi nuovamente.
Guardò un ultima volta a terra.
"La mano!? è quello che rimane di una statua mai ritrovata e a giudicare dai materiali non vale nenache tanto" e raccolse quella mano di pietra.
L'aveva scambiata qualche mese prima mercanteggiando per Yew.
"Per quelle ampolle sono 15 monete d'oro..!"
"..Ne ho solo 10 monete...Però posso darti anche questo pezzo di statua..!" aveva risposto quel giorno un giovane elfo da terre lontane.
Osservò quella mano di pietra. Non era di un materiale pregiato, ma era di ottima fattura. Non aveva mai pensato a venderla, o che qualcuno gliel'avrebbe mai chiesta.
Allungò il braccio verso il cliente tenendola in mano: "Questa?"
Lui annuì.
"..per questa ....bhe questa.....20 monete d'oro sono.."
Il piccolo compratore tirò fuori la mano destra dalla tasca, lasciando cadere sulla sua mano sinistra, una alla volta, le monete lentamente fino a 10.
Poi alzò lo sguardo verso quello del massiccio barbaro.
Era un goblin.
Il barbaro lo notò subito poiché la luce illuminava la pelle verde e sporca di terra. Gli occhi erano grandi con pupille strette e pungenti. Era tanto tempo che non ne vedeva uno, ormai si incontravano raramente forse erano rimasti in pochi, decimati dalle guerre, o forse erano rintanati in qualche cunicolo ai piedi delle montagne.
"Avevo detto 20"
Il goblin continuò a fissarlo negli occhi, mentre posava le monete nella mano. Quei secondi per il barbaro durarono minuti. La sua mente fu travolta da un'onda di sensazioni e presagi improvvisi che lo lasciarono per un attimo senza fiato.
"Vanno bene anche 10" concluse chiudendo la mano con l’oro e consegnando l'oggetto che teneva nell'altra.
Aprì poi la mano, guardando le monete e rialzando lo sguardo si accorse di essere rimasto solo.
"Xoh nul Grikee ricorda ztrada di Graak El.."
Tra gli alberi a sud di Moonglow avanzava a passo spedito verso il Moongate.
Dietro le sue spalle il brusio della città si affievoliva lasciando spazio ai morbidi suoni del bosco.
Fece un giro intorno al grande portale blu accarezzandone lentamente le pietre intorno.
Pronunciò delle parole incomprensibili con quel ghigno tipico dei goblin, si allineò nella direzione di una delle rocce e lo attraversò.
"Mush mush" sussurrò annusando l'aria.
Era tornato a casa. Sentiva l'odore di Fear Keep.
I suoi occhi in quell'oscurità vedevano come fosse giorno.
Si diresse alla porta dell'antico palazzo dei goblin. Portava i segni del tempo, da troppo non veniva aperta. Appoggiò le mani, scorrendo con le mani affusoate sopra le finiture e le cerniere.
Poi si spostò verso il muro al suo fianco, puntò il palmo su una pietra e con un colpo secco attivò il sistema d contrappesi.
"TLOC"
Spinse la porta delicatamente che cigolando si aprì; nel silenzio della sala rieccheggiò quel rumore metallico.
Salì le scale fin dinanzi l'altare. Il goblin era entusiasta.
La statua era lì, davanti a lui, maestosa ed impolverata con una mano mozzata.
Il tempo passato tuttavia non aveva indebolito la magia di cui quella figura scolpita nella roccia era intrisa.
"Xonhul tornato Graak. Xoh tornato."
"Zent tuo potere, ezer qui per koplin."
La mano, precedentemente acquistata dal barbaro, aderiva perfettamente al braccio spezzato della statua che con un fascio di luce si ricongiunse a quello che era il suo posto.
Poco dopo, dalla statua, si staccò un altro uovo identico a quello di Xohnul Grikee.
"Tu Rufus" disse Xohnul in attesa della schiusa.
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