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the mousetrap

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  • the mousetrap

    Questo è un racconto breve pubblicato circa un anno fa su un blog per cui scrivevo. A voi.


    The mousetrap

    Con rapidi zig-zag disinvolti guadagnò l'uscita tra le goffe ombre che la scrutavano. Poggiò la schiena al muro prima di accendersi una Vogue, puttanella in gergo.
    Una giacchetta di pelle, ottima fattura, contenente un maschio caucasico in perfetta forma fisica, le si avvicinò.
    <<Hai da accendere?>>
    Odore del dopo-barba quasi annientato da quello del testosterone e smorfie pressoché impercettibili da crampi allo stomaco.
    <<28 secondi da quando sono uscita. Ho fatto di meglio>>
    <<Come, scusa?>>
    <<Mi chiedevo se fossi una volpe -gli rispose accendendo- ma hai fatto subito luce sulla questione>>
    <<In che senso? Comunque volevo dirti che sei bellissima>> con un largo sorriso da recente pulizia dentale.
    <<Si -allontanandosi- lo so bene>>
    Rientrando raggiunse la corte. La sua corte, beninteso, che l'attendeva sui divanetti.
    Una fugace sorsata, neanche il tempo di gustare il contenuto, quando si accorse di lui. La fissava nella penombra affacciato da una porta di servizio. Sorresse lo sguardo, lui non cedeva. Un altro sorso, più intenso di prima e un chiarore di luce artificiale. Le pupille si restrinsero per un piccolo frammento di tempo. Tornarono a dilatarsi, la porta era vuota. Balzò in piedi e la raggiunse. Seguì il corridoio verso un cortile interno.
    Appoggiato ad una colonna, continuava a fissarla. Rimase in silenzio nella penombra, come fosse parte integrante della struttura.
    Lei si avvicinò, a testa alta e passo rapido arrivando a meno di un metro da lui.
    <<Vuoi un autografo?>>
    <<Sei famosa?>>
    <<Saprai sicuramente chi sono ma non intendevo questo. Cos'hai da guardare?>>
    <<Solitamente non ti opprime l'essere osservata>>
    <<Dipende da chi mi osserva>>
    Si scostò leggermente dalla colonna, voltando il viso per mettere in luce il suo volto. Lei alzò sfrontata il labbro superiore, distogliendo lo sguardo.
    <<E ti hanno anche fatto entrare, combinato così?>>
    <<No. Sono io che ho fatto entrare tutti voi. Questa è casa mia>>
    Lei tornò ad incrociare il suo sguardo, la bocca leggermente aperta ma si riebbe subito.
    <<Accade di rado che qualcuno riesca a stupirmi. Ritieniti fortunato>>
    Lui si profuse in un inchino.
    <<Risparmiati il sarcasmo, odio essere presa per il culo>>

    Attinse dal patrimonio di 12 puttanelle rimaste e accese l'ennesima.

    <<Cosa desidera, dunque, colei che dall'alto del suo splendore potrebbe ottenere tutto?>>
    <<Tutto o niente, che differenza fa?>>
    <<La differenza di quel che è nel mezzo, suppongo>>
    <<Odio i compromessi. Quegli ipocriti della corte -tirando una profonda boccata dalla sigaretta- quando tutto questo sarà finito -buttando fuori il fumo dalle narici- cosa credi che faranno? Sono solo contorno, solo comparse nella mia opera>>
    <<Tutte le commedie finiscono, presto o tardi>>
    <<The mousetrap va in scena ogni sera dal '52>>
    <<Il dramma si ripete continuamente, da millenni prima del '52 se è per questo. Gli attori, tuttavia, sono destinati a cambiare, loro malgrado>>
    <<Appunto>>

    Lei ricominciò a parlare: <<come sbarchi il lunario?>>
    <<Ti faccio vedere>> cominciando a camminare.

    Uscirono dalla casa percorrendo un vialetto per diverse centinaia di metri. Passarono oltre una fila di faggi e attraverso un ampio cortile che dava su tre imponenti stabili. Tutti uguali, color bianco sporco. Giunti ad una porta sul lato del perimetro, lui estrasse una banda magnetica e la strisciò nell'interstizio elettronico, digitando un pin. La porta si aprì verso di loro in un lungo corridoio asettico, illuminato dai neon. Giù per due rampe di scale e si trovarono in un magazzino, dove torreggiavano enormi silos e contenitori metallici ovunque con N gialle impresse sulle superfici.

    <<Criogenia, questo è ciò di cui mi occupo>>
    <<Tipo surgelati?>>
    <<Tipo refrigeranti a bassissime temperature e relative applicazioni industriali>>
    <<Chi ha bisogno di tanto freddo?>>
    <<Superconduttori, industria alimentare, processi di distillazione dell'aria, biotecnologia, medicina. Esistono addirittura carbura..>>
    <<Biotecnologia? -lo interruppe- Mi stai dicendo che le stronzate di Vanilla Sky sono possibili?>>
    <<No. Non ancora, per lo meno. E' tutto puramente teorico e la ricerca procede molto lentamente. Niente Stallone e Wesley Snipes nel futuro, per il momento>>
    Lei fece un profondo sospiro che lui, impegnato ad aprire un contenitore, non colse.
    <<Questo è azoto liquido. Allunga la mano>> così fece e mentre il liquido scendeva fu pervasa da una rinfrescante sensazione. Le passò un asciugamano e proseguì: <<il contatto prolungato, però, provoca ustioni. Inoltre, a bassissime temperature, è molto pericoloso e va maneggiato con cautela. L'ho provato a mie spese>> disse, indicandosi il viso in un abbozzo di sorriso.
    <<In quelle vasche è contenuto l'azoto di cui ti sto parlando. Stanne alla larga>>
    Neanche il tempo di finire la frase e lei era già salita lungo le scale metalliche che conducevano al piano superiore. Lui si girò, senza più trovarla finché notò la perfetta figura di lei sul soppalco metallico, intenta a spogliarsi.
    <<Ho un ufficio molto comodo nell'altro stabile>>
    Non lo sentiva neppure.
    <<Hai capito? Possiamo stare tranquilli e al caldo..>>
    Ormai completamente nuda, si insinuò con agilità tra le transenne protettive, oltre il parapetto sopra le vasche di azoto.
    <<Ti ho detto che è pericoloso stare lì, vieni giù!>>

    Aggrappata soltanto con un braccio al parapetto, lei lo fissava con uno sguardo vuoto e la testa inclinata da una parte. A volte le cose hanno bisogno di esser viste da un'altra prospettiva.

    <<MA CHE CAZZO CREDI DI FARE?>>

    Gli rispose, solo una volta, prima di tuffarsi: <<forse questa attrice non cambierà mai, dopotutto>>.


    .

  • #2
    Sì sì sì mi piace soprattutto da metà in poi

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