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il mio primo capitolo...

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  • il mio primo capitolo...

    PREMESSA

    Non vorrei annoiare nessuno ma in questo periodo sono parecchio preso da una cosa che volevo scrivere da tempo e che finalmente ho trovato il tempo(poco) di iniziare(a mano..).
    La vicenda narrata di seguito e' un omaggio a due miei amici in real scomparsi durante la mia adolescenza, quindi il tutto parte da una storia realmente accaduta che ho romanzato come posso con la mia mediocre prosa.
    Vorrei avere commenti che mi incoraggino a continuare o a lasciar perdere..sono abbastanza confuso e titubante sulla mia opera e vi prego ,percio', di essere piu' sinceri possibili.
    TIA
    ----------------------------------------------------------------------------------

    Prefazione.

    -I Fatti-
    Il grande gelso bianco ergeva le sue alte fronde al di sopra della vecchia casa del “Viviere” la pace regnava incontrastata sopraffatta ,ogni tanto,solo dal rombo dei motori dei grossi camion che percorrevano la statale 115 in direzione dell’aeroporto .La casa era alta quasi quanto l’albero di un color bianco sporco che ben si accostava alle grosse nuvole cariche di pioggia che imperavano maestose sull’orizzonte circostante tagliato ,da basso, dalle ampie colline e dagli antichi caseggiati rurali semi diroccati.Luca si sveglio’ tardi quella mattina verso le 8:15 il vecchio scuolabus comunale appariva ormai come un piccolo puntino giallo all’orizzonte. Irraggiungibile. Luca si maledisse per il suo ritardo imprecando in malo modo contro tutto e tutti mentre cercava di avviare la sua vecchia vespa PK 50 special. Ad ogni poderoso colpo sul pedale di avviamento il vecchio motore della vespa tossiva e gracchiava ma non dava segno di volersi mettere in moto. Ore 8.25 , Luca era ancora alla casa del “ Viviere” a 4 km di distanza dalla sua classe dove i suoi compagni preparavano gia’ i banchi ,separandoli gli uni dagli altri , per il compito di matematica che ci sarebbe stato da li’ a pochi minuti. Ore 8.30, Il prof. Ferla inizio’ a distribuire i compiti in classe, non prima di aver appeso all’attaccapanni il suo logoro spolverino umido e controllato la disposizione dei banchi operata dai suoi ragazzi .Si arrestò ad un tratto come se gli mancasse qualcosa, esitò , infine disse:” Salario non e’ presente oggi ragazzi?” .Dai banchi rispose solo un brusio confuso di “non so “ e di “boh”.La Vespa era partita dopo vari tentativi di avviamento che costarono al nostro smilzo ragazzo attimi di intensa fatica fisica(il blocco della sua vecchia PK non era certo al massimo del suo splendore, anzi uno qualunque di quei ragazzoni che facevano da assistente presso una qualsiasi officina meccanica del paese vi avrebbe detto che era da buttare via, o quasi). Luca vi saltò a bordo con la fronte imperlata da sudore e i capelli che si asciugavano su di essa impregnati di fatica .Il vento gelido del mattino gonfiava d’aria fredda il suo parka, mentre i nuvoloni all’orizzonte si erano fatti via via più vicini ed incombevano ora sopra la sua testa come giovani vedove in procinto di piangere.La vespa filava ora sulla statale 115 .Percorreva pendii e curve semideserti quando i primi goccioloni di pioggia iniziarono pian piano a colorare il manto stradale di un nero bitume piu’ scuro, lavando via l’asfalto che ora acquistava la lucentezza di un blocco di graffite. Il cielo iniziava a puzzare di ozono ed elettricita’ ,non si udiva altro che il latrato stanco della vecchia special e il suono sommesso e progressivo della pioggia che ora cadeva copiosa da un cielo che ormai era un enorme muro viola ,gonfio e livido come una grossa ferita mal curata che sta per buttare fuori pus marcescente. La strada oltrepassava ora un piccolo ponticello che serviva da guado ad un piccolo torrente che si stava ingrossando notevolmente, fecondato dalla densa pioggia che lo prendeva dall’alto. Il torrente era circondato da un canneto che impediva un’ottimale visuale della strada e della curva che succedeva il ponticello stesso. Intanto, una vecchia e logora apecar scassata percorreva cieca , nel senso opposto ,la statale 115. L’impatto avvenne in curva. L’autista, un uomo onesto e sincero la cui unica preoccupazione era quella di alzarsi presto al mattino per badare ai suoi campi, dichiaro’ di chiamarsi Mauro Romauro e che lui non avrebbe potuto evitare l’impatto nemmeno se l’avesse voluto .Raccontò i fatti con impressionante lucidita’ e per niente turbato da cio’ che era avvenuto,o almeno cosi’ sembrava:”Io ero sulla mia corsia, non ho potuto proprio farci nulla. La vespa stava gia’ scivolando sulla strada quando me la sono ritrovata tra le ruote posteriori ed il cassone;il ragazzo?, oh beh , lui stava con la testa sanguinante accanto a me, quasi del tutto dentro l’abitacolo.” Scoppio’ a piangere .Un agente lo invito’ ad entrare su di una ambulanza sulla quale , successivamente ,si accomodo’ pure un altro poliziotto che scorto’ l’uomo in ospedale.“Maledizione” penso’ Luca ” cosa e’ successo…cosa diavolo e’ successo??.”
    Poi il nulla.


    2

    -Valentina-


    Valentina lo aveva aspettato con il cuore in gola fino alle 8:35 poi era entrata in classe richiamata dal Prof . Ferla che le strillava dalla finestra che stava per appiopparle una bel due o ,peggio ancora,un assenza se non si fosse precipitata immediatamente in classe.
    Il compito di trigonometria era abbastanza semplice, per venire in contro a chi come il nostro Luca, di matematica non ne’ masticava poi molta a dispetto del fatto che frequentasse un liceo Scientifico. I minuti si rincorrevano l’un l’altro scanditi dal ticchettio infinito del vecchio orologio appeso alla parete dell’aula accanto al ritratto del presidente della Repubblica. Valentina ,durante l’esame, non riusci’ a risolvere un solo esercizio, Non pensava ad altro che al suo Luca. La situazione di Luca in matematica era abbastanza disastrosa, erano ancora all’inizio del secondo quadrimestre e gia’ l’insegnante lo richiamava ad un maggiore impegno,anzi ,lo minacciava pure di rimandargli la materia a settembre. ”Salario”, gli aveva detto il Prof. Alla fine del primo quadrimestre,” cosi’ sprofondi nell’abisso dei tartari…datti una mossa o ci si vede a Settembre” sigillando quell’ammonimento con un sorrisetto sornione e congedando Luca con un rapido invito a tornare a posto eseguito elegantemente con un movimento della matita che stringeva tra le dita, come un maestro d’orchestra inviterebbe un suo indisciplinato strumentista ad accentare di piu’ un re bemolle eseguito fin troppo stentatamente. Luca si limito’ ad annuire e a ritornare a posto dopo l’ennesima figuraccia fatta davanti alla classe, e davanti, agli occhi celeste slavato di Valentina. Lei , Valentina, seduta adesso da sola, in un banco accanto alla terza finestra della classe ,inondata dalla luce crepuscolare che filtrava attraverso le nubi, era cosi’ bella; Lei ,Vale, un visetto da bambina incorniciato da capelli biondo cenere(naturali.. o almeno cosi’ lei sosteneva),su cui spiccavano due occhietti celeste, freddi ,calmi, eppur cosi’ intensi, un nasino all’insu’ a fare da corona a delle labbra che avevano la caratteristica forma a V degli un uccelli disegnati dai bambini,si…era davvero bella .Lei, la nostra Vale, non sapeva ancora nulla,nulla della sua vita, nulla del suo Luca, nulla di nulla. Ma,credetemi, era ancora talmente bella. -Toc Toc- il bidello busso’ alla porta due colpi secchi ingigantiti dall’eccessivo silenzio che c’era in classe per via del compito.”Avanti” disse deciso Ferla. Il bidello si fermo’ sull’uscio ,quasi di soppiatto, e con un gesto della mano invito’ il Prof. Ferla fuori dalla classe. Il cuore di Valentina smise di battere,non avrebbe mai più rivisto il suo Luca.



    3
    -ospedali-
    Luca versava in gravi condizioni all’ospedale locale della citta’ di Comiso quando fu deciso il trasferimento verso l’ospedale Cannizzaro di Catania dove fu trasportato d’urgenza.La situazione era critica. Nell’urto il ragazzo aveva subito un tremendo trauma cranico, il ginocchio destro era orrendamente deformato e la gamba ed il piede sinistro erano finiti triturati sotto la ruota anteriore dell’apecar. L’alta fronte ,cerchiata da folti capelli castani, era ora un puzzle di cicatrici e disinfettanti color rosso acceso, che si contrapponevano e mescolavano al rosso scuro del sangue coagulato. Il labbro superiore aveva un grosso taglio verticale che partiva fin da sopra il naso e terminava li’ dove la parte piu’ estrema del labbro superiore andava a coprire gli incisivi,che sporgevano ora sui punti di sutura appena inseriti dal chirurgo. Il suo viso ,lacerato da quelle terribili ferite semi aperte lasciava intravedere la carne che si era arricciata orribilmente la’ dove i punti lambivano le estremita’ degli squarci;scuro sangue arterioso colava veloce e copioso subito tamponato con decisione da un infermiera grassoccia ma molto attiva;gli arti inferiori ,in special modo la gamba sinistra, erano ridotti ad una poltiglia raccapricciante di carne ed ossa. Luca versava in uno stato semi comatoso ed i medici nutrivano seri riserbi sulla sua sopravvivenza. Dopo le prime ed urgenti cure ,Attesero.

  • #2
    Continua, TI PREGO!
    Davvero ben scritto e, anche se hai già anticipato il triste finale, voglio continuare a leggere.

    Life was like a fantasy / Taken by reality / Does anyone remember me / You once knew me
    Flashes of the day / I knew I was here to stay / But no one stays the same


    Lo Spambollino fa FIGO

    Membro del W.A.M. (War Against Mediaset) e presidente del M.A.I. (Musicians Against Ibanez)

    Ex Custode della Topa (R.I.P.) [NCdS]

    Dedico questa riga alla topa. Mi mancherai.

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    • #3
      4
      -La Famiglia-

      La madre di Luca, un insegnante di lettere sui quaranta anni di bella presenza e con la vocazione per il giardinaggio e per la vecchia musica sinfonica, si precipito’ all’ospedale Catanese quando la segretaria della sua scuola la mise al corrente dei fatti.La signora Salario arrivo’ in tempo per non vedere l’orribile spettacolo .Suo figlio giaceva ora sotto i ferri e le mani esperte (almeno sperava) dei dottori e degli infermieri che gli stavano prestando soccorso. Non riusci’ ,per fortuna, a vedere il volto di Luca per un soffio, e credetemi ,fu meglio così..Cristiana Pumblo in Salario osservava con sgomento e timore reverenziale l’operato dei medici e cerco’ di restare lucida per un po’, ma alla fine prevalse l’isteria e il panico.Si senti’ mancare d’un tratto, senza preavviso, le gambe le si fecero molli e il mondo inizio’ a riempirsi di piccoli puntini neri via via piu’ numerosi .Una forte mano la afferro’ da sotto l’ascella e la sorresse .L’infermiera la invito’ a calmarsi e a mettersi a sedere nella poco distante sala d’aspetto.”Mi creda signora, non c’e’ nulla che lei possa fare adesso, forse, solo pregare.”Cosi’ fece, la Signora Salario prego’ per il resto della mattinata in quella vuota e bianca sala d’aspetto. Il padre, uomo tutto d’un pezzo, era fuori citta’ per affari all’ora dell’incidente.Il signor Ennio Salario era un professionista che aveva trovato occupazione nel settore pubblico .Si era recato in una cittadina della provincia di Messina, tre giorni prima dei fatti, per un corso di aggiornamento professionale sulla rinnovata autonomia locale ai comuni ed era li’ che si trovava adesso. Ennio era cresciuto molto professionalmente in quel ’ultimo periodo ed il lavoro occupava ora gran parte del suo tempo, compreso quello libero.Luca non si era mai lamentato della grande passione per il lavoro del padre anche se spesso lo stress e i malumori che il padre accumulava al lavoro finivano per entrare dentro casa insieme a tutte quelle carte e scartoffie varie che accompagnavano sempre piu’ spesso le domeniche pomeriggio trascorse in famiglia. Era come se al lavoro lo gonfiassero come un palloncino carico di stress, sgonfiandosi poi dentro casa emanando una densa nube di preoccupazioni che appestava l’intera famiglia di malumore e ansia. Fu Sara , la sorella di Luca, a chiamare ed avvertire il padre dell’accaduto. “Papa’” disse con la voce spezzata dalle lacrime e dalla disperazione:” Luca…Luca sta poco bene ,ha avuto un incidente con la vespa stamani…e…e…” si fermo’ , esito’ e scoppio di nuovo a piangere. Il padre dall’altra parte del telefono non proferiva parola alcuna.Solo singhiozzi.”E’ grave?” chiese sommessamente dopo alcuni minuti. La risposta tardava ad arrivare, Sara era incapace di parlare, piangeva e basta. Dopo altri interminabili minuti disse:” e’ ricoverato a Catania, al Cannizzaro, la prognosi e’ riservata, temono per la sua vita ,papa’…”.Solo silenzio prima,respiri mozzati poi. Ennio Salario schiaccio’ il piccolo tasto rosso sul suo Nokia e interruppe la chiamata,non sarebbe riuscito a sentire altro e ,del resto, Sara sembrava non riuscisse a dire piu’ di quanto non avesse gia’ detto. Monto’ in macchina,mise in moto e parti’.Dalla macchina provò a chiamare la moglie Cristiana il cui cellulare pero’ continuava a rimandare alla voce dell’operatrice della compagnia telefonica che lo informava che l’utente chiamato era irraggiungibile. Poso’ il piccolo Nokia nel portaoggetti laterale della sua Volkswagen e parti’ alla volta di Catania. Sara, nel frattempo, era sprofondata nella poltrona blu che si trovava in soggiorno, la preferita da Luca,chiuse gli occhi incapace di fare altro che non avesse a che fare con l’emettere lacrime. Sembrava quasi che ogni suo poro stesse piangendo,lentamente,inesorabilmente .Fuori una fredda pioggia color mercurio colava piano dalle grondaie vocianti dei palazzi,come muco dal naso lercio di un bambino. La citta’ era muta, non fosse stato per lo scrosciare della pioggia e per il ronzio sommesso del traffico non si sarebbe potuto udire alcun suono. Comiso poteva aver dato i natali ad uomini illustri come Bufalino e Fiume ,poteva essere stata al centro della cronaca all’epoca dei missili cruise e del pacifismo ,ma ,restava principalmente una soporifera cittadina dell’Italia insulare con poco da offrire ai giovani se non una lunga e mesta prospettiva di vita ,il cui copione sembrava quasi ripetersi all’infinito. Le aspettative di un giovane erano poche e potrebbero essenzialmente riassumersi in: studia , lavora , fatti una famiglia e poi crepa in pace,non necessariamente in questo preciso ordine di eventi.Non era cio’ che sperava Luca per se e non era , altresi’ , la sua volonta’ quella di morire a 16 anni in una corsia di ospedale dopo uno stupido incidente in vespa. Cosi’ , per fortuna o per caso ,non avvenne.
      Ultima modifica di areknames; 29-05-2003, 22:39.

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      • #4
        Capitolo II

        Luca.
        -FEDE-
        Luca era in camera sua che strimpellava con la chitarra un pezzo degli Alice in Chains quando sua madre lo chiamo da basso:” Lucaaaa, al telefono!”. Posò la sua Fender semi acustica sul sofà azzurro e si precipitò giù quasi ruzzolando per le scale.” Pronto?” gli rispose una voce impostata e volutamente contraffatta:”Pronto?si qui è il commissariato di Comiso…parlo con il signor Luca Salario?” Luca rise:” we scemo! “ disse sorridendo “ ho capito gia’ prima di rispondere chi era, certe stronzate le può pensare solo il tuo cervelletto becero.. Era Federico Azzaro, il suo migliore amico. Federico sorrise a sua volta dall’altra parte dell’apparecchio, poi disse:” ahahah,che fai vecchio?”.”bah , nulla di speciale, provavo quel pezzo da jars of flies degli Alice in Catena, sai com’e’ tra un po’abbiamo il concerto con i ragazzi del gruppo…”.”gia’ gia’, “annuì Fede “ …e tu sei la solita schiappa…so com’e’…”.
        “almeno io suono qualcos’altro a parte i citofoni, giusto Fede?” sbottò Luca,”right!”rispose Fede con un ghigno,poi aggiunse:”dai vieni a fare un giretto rock con il tuo vecchio amico. Il mio fratellone è tornato da Catania e ne ha portato un po’ “di quello buono””ok,dammi solo il tempo di rimettermi in sesto ed inventarmi una scusa per i miei e sono da te” concluse Luca.”no, non da me”rispose Fede,”i miei sono quasi a livello d’allarme defcon 5 dopo quella storiaccia di Carnevale…ti passo a prendere io tra un quarto d’ora,ho la macchina”.”Ok…fammi uno squillo al cellulare quando sei sotto casa”-click- Luca schiacciò il tasto -off- del cordless e lo riposizionò sulla base. Luca e Federico si erano conosciuti a scuola, frequentavano classi diverse poiche’ Fede era piu’ grande di Luca di circa due anni. Si conobbero quasi per caso durante una ricreazione di due anni prima. Luca non era la classica matricola alla quale si potrebbe pensare convenzionalmente; sembrava piuttosto piccolo per la sua età ,non aveva il benche’ minimo accenno di pubertà sul suo viso. Niente barbetta che inizia a spuntare dal mento, niente brufoloni pre adolescenziali a coprirgli il volto, non aveva nemmeno la goffaggine classica degli adolescenti quando il fisico tradisce teneramente il grande chaos ormonale che sguazza dentro l’organismo rendendoli buffe caricature degli uomini che saranno . Il suo corpo magro ma ben modellato presentava ancora i caratteri fisici di un dodicenne un po’ troppo alto per la sua età .I capelli , lisci,castano chiaro, portati lunghi fino alle spalle, si contrapponevano al suo lugubre vestiario. Portava quasi sempre un lungo paltò nero o, meno spesso, un parka verde militare sotto indossava una camicia a scacchi blu e grigia di flanella ed una maglietta dei Kyuss con su stampato un sole rosso e la scritta –Blues from the red sun-. Federico si interessò a Luca soprattutto per via di quella maglietta.”Oh!” aveva esclamato da lontano”DEO GRATIAS, qualcuno che mastica un po’ di buona musica esiste allora!!”.Luca lo osservò curioso accennando un sorrisetto che lasciava trapelare simpatia ma anche incredulità.
        Federico era ,all’apparenza, il classico adolescente un po’ s****to e snobbato dal resto della magnifica comunità del liceo Classico-Scientifico Giosuè Carducci di Comiso.

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        • #5
          Mai tale apparenza si sarebbe rilevata tanto sbagliata. Stava seduto su di un motorino sorseggiando un espresso da automatico e fumando una pall mall come se quella fosse stata l’ultima sigaretta che avrebbe fumato in vita sua. Ci metteva impegno, ne osservava il filtro e la cartina, appoggiava piano le labbra sul filtro e poi tirava piano piano beandosi alla vista del fumo che saliva alto verso il cielo terso di quella bella mattina d’Aprile. Luca gli si avvicinò incuriosito portandosi ,al contempo,una mano all’orecchio come a fare finta di non aver capito.” Dicevi ,scusa?”
          “la maglietta” attaccò Fede “la porti così per sport o ascolti sul serio i Kyuss?”
          “ è uno dei miei gruppi preferiti” ribatté stizzito Luca.
          “oh bene ragazzino…sai è raro trovare persone con un po’ di buon gusto musicale al giorno d’oggi” così dicendo Fede gli passò la sigaretta ed aggiunse” toh, fuma…è di “quello buono”…non dirmi che sei troppo piccolo per fumare”. “uhm di “quello buono”? Io vedo solo una pall mall ridotta all’osso.” Rispose Luca.“Ecco, il classico profano…c’è hascish dentro, marocchino purissimo…una delle qualità più pregiate, ne avevo giusto bisogno sai, dopo la ricreazione ho una stronzissima interrogazione di filosofia, questo mi aiuterà a distendere un pò i nervi” sghignazzò Fede passandogli finalmente lo spinello. Luca accettò suo malgrado iniziando a tossire fin dal primo tiro.
          “Ahahahaahah…sei proprio un marmocchio…beh sai come dicono gli americani “more you cough more you stone”[più tossisci più vai fuori].Luca,dapprima guardingo ed in imbarazzo per essersi sentito definire un “marmocchio”,iniziò a rilassarsi pian piano e poi a ridere di gusto prendendo di tanto in tanto boccate dalla pall mall modificata del suo nuovo amico. Restarono a chiacchierare e a conoscersi per tutta la ricreazione. Dopo un po’ gli occhi di Luca si chiusero in una sottile linea orizzontale acquistando poi il classico aspetto allampanato che i consumatori di marijuana e dei suoi derivati conoscono bene .Un sorrisino ebete gli si spalmò in faccia e li si ancorò per tutto il resto di quella mattinata. Rivide Federico all’uscita di scuola, lo salutò con un gesto della mano al quale rispose a sua volta con un cenno del capo ed un sorriso. I due iniziarono a frequentarsi assiduamente nei mesi successivi. Avevano parecchio in comune :La musica ,per esempio. Entrambi adoravano il rock ,il grunge in particolare per Luca che era solito strimpellare una vecchia chitarra folk eseguendo( non in modo impeccabile a dire il vero, soprattutto per quanto concerneva i tempi) pezzi come Plush degli Stone Temple Pilots o Black dei Pearl Jam. ascoltava pure roba Classic Rock come gli Iron Maiden ed i Metallica, e ovviamente loro: i Kyuss…gli artefici inconsapevoli della loro n******e amicizia. Fede ,invece ,non avrebbe mai suonato nulla in vita sua , troppo stonato e con poco orecchio per qualunque cosa che emettesse qualsivoglia suono, ma di una straordinaria cultura musicale che , al contrario dell’amico, aggiornava e rinnovava spesso non dimenticando i vecchi classici del passato come i Led Zeppelin o i Black Sabbath. Federico fu importantissimo sotto questo aspetto per Luca.Gli passò tutti i cd che ,come diceva lui ,“meritano”; Luca ascoltò di tutto,roba vecchia e nuova : divorò vinili storici come “The Doors” ed “Animals” dei Pink Floyd e ampliò molto la sua conoscenza sulla musica contemporanea entrando letteralmente in simbiosi con CD come “Mellon Collie and the infinite Sadnes” dei Pumpkins o “OK Computer” dei Radiohead.Spesso stavano al loro “solito “ posto con in mano una “di quello buono” disquisendo unicamente di musica, band rock , sound, ect. Pura masturbazione mentale, mai afona però,anzi i due si impelagavano spesso e volentieri nel schernirsi sulle reciproche manie musicali finendo qualche volta per arrivare quasi agli insulti, salvo poi riderci saporitamente insieme a scaramuccia conclusa. Altra cosa che i due amici avevano in comune erano le donne. Non fraintendetemi però non è che andassero a letto con la stessa donna(anche se quella prospettiva , a dire il vero, solleticava non poco le loro già variopinte fantasie sessuali), è solo che riscontravano affinità non irrilevanti sul giudicare le tette e il sedere delle loro più prosperose coetanee o di qualche top model da copertina, per non parlare,poi, dei filmetti hard che ogni tanto si azzardavano a visionare quando una casa videomunita si rendeva disponibile per un classico “megasegone” collettivo. Presero quell’abitudine quasi per gioco. Una sera i genitori di Fede(separati in casa:il padre un avvocato con amante e figlio illegittimo, la madre un insegnante acida e severa inasprita forse dalle troppe scappatelle del marito, ma oramai rassegnata) erano fuori città e i nostri ragazzi ne approfittarono per un festino. Avevano iniziato facendosi un paio di cocktail a base di vodka per andare a finire con le mani indaffarate tra cartine , filtri e marijuana. Stavano inebetiti davanti al televisore quando l’affannoso zapping televisivo li portò ad intercettare in una squallida rete locale un film erotico che svegliò d’un tratto i loro mai del tutto sopiti appetiti sessuali.Le scene , ovviamente, erano tagliate sul più bello ciononostante il film regalò loro una fulgida erezione.Ad un certo punto, quando la patta dei pantaloni conteneva a fatica ciò che doveva contenere, si guardarono imbarazzati intuendo già cosa stavano per dirsi…
          “ho di meglio…” esordi Fede.
          Scivolò silenziosamente dietro il mobiletto e ne tirò fuori una cassetta dalla quale pendevano come impiccati densi grumi di polvere che Fede spazzò prontamente via con un potente soffio :”Tadà!, eureka!”
          Inserito il nastro nel philips, scricchiolante sotto il peso del vecchio ma imponente TV color di famiglia ,la cassetta parti con un “bzzbzz”.
          Il film non era stato portato all’inizio e la prima scena che i pixel del televisore composero fu quella di un ***** enorme che veniva ingoiato tutto d’un fiato dalla bella e biondissima pornodiva di turno.
          A dire il vero il nostro Luca era in imbarazzo.
          Era la sua terza volta; Era la terza volta che guardava un film porno, ma la prima in assoluto in compagnia di qualcun altro. Fede sembrava il più sereno e il più compiaciuto dalle variegate scene di sesso:non si esimeva dall’esprimere giudizi sui vari tipi di rapporti che ora scorrevano veloci sullo schermo mandati avanti ed indietro dal suo abile dito che pigiava ossessivamente sul tasto –FF- o -REW- mentre la sua bocca si lasciava sfuggire roba del tipo :”Ma guarda che tette!!!saran rifatte, si sicuro son rifatte… e guarda come lo prende dietro, dio che porcona !!.
          Luca annuiva ai commenti mai velatamente ironici dell’amico, faceva finta di avercelo duro come marmo mentre , in realtà , la sua erezione era quasi del tutto scomparsa. Aveva paura. Temeva il confronto ,temeva di essere deriso ,non si sentiva pronto…
          “Ma pronto per cosa?” Si domandava mentre una giovane ragazza teneva testa a tre uomini sulla trentina orribilmente tatuati in tutto il corpo, genitali compresi. Fede gli passò qualcosa, era un fazzoletto di carta. “Toh” gli disse” questo e’ per te…io non c’e’ la faccio più…”. Così dicendo si aprì d’un colpo la patta dei pantaloni e iniziò a masturbarsi come un ossesso, ridacchiando fra se e se.
          Il pisello di Luca era ridotto ad una lumachina rintanata nel suo guscio in una afosa giornata di calura. Non osava guardare l’amico che si masturbava, teneva gli occhi fissi sullo schermo dando scarsissima importanza alle scene mentre la sua mente volava tra mille e più paranoie:
          “ma *****…ma perche’ non mi viene duro? E se Fede lo dice a tutti che non mi si rizza? Eva porca domani diranno tutti che sono impotente, che c’e’ l’ho piccolo e chi più ne ha più ne metta…”.
          Fu Federico a notare il tormento e l’imbarazzo dell’amico.” Se vuoi lo togliamo…”disse sottovoce.
          “Ma no dai perche’?”,proruppe Luca.
          “non mi pare ti piaccia molto, non e’ che sei gay?”sghignazzò Fede.
          Lo sguardo di Luca si fece serio e torvo:” ***** dici!!e’ solo che…beh e’ solo che io mi vergogno un po’…”.
          “ahahah il signorino e’ pudico” gorgogliò Fede imitando la voce del cameriere rincoglionito di una vecchia sitcom americana “facciamo così” concluse” io mi metto su quella poltrona li davanti, così tu non puoi guardare me e io non guardo te, ok?”
          Luca apprezzò molto il gesto dell’amico ma si limitò ad annuire con un cenno del capo non riuscendo ad aggiungere altro verbalmente. Il ghiaccio era rotto e da li a poco due giovani vulcani avrebbero eruttato con furia tutto quel che potevano su di uno stropicciatissimo scottex da tavola.Luca si sentiva rinfrancato. Quella era stata per lui una sorte di iniziazione ad un'altra fase della vita, l’adolescenza.
          L’adolescenza vera, quella dei brufoli e delle polluzioni notturne, delle “seghe” tra amici e dei film porno, ma anche quella dell’amore: del primo amore ,l’amore più vero e sincero che si possa mai provare,l’amore che non ti fa dormire e che ti fa impazzire,l’amore che ti strappa sorrisi quando pensi a lei e lacrime quando qualcosa va storto.
          Si, tra un po’ ci sarebbe stato l’amore, tra un po’ avrebbe conosciuto Valentina.

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          • #6
            Orpo, scrivi davvero bene.

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            • #7
              ThX
              son contento ti sia piaciuto..intanto mi sono messo nuovamente (e marginalmente ) al lavoro ma credo che ultimero' il tutto (in una prima bozza )non prima dell'estate...ora ho troppi esami non riesco a vivere..figuriamoci a scrivere

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              • #8


                Ma io voglio sapere la fine!


                Edited by CoNtOz RuLeZ

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                • #9
                  nn vorei sembrare strunz ma mi sembra un po'
                  troppo
                  pesante.troppi particolari che appesantiscono e nn so ma mi da idea di essere un po' tutto finto.
                  Quando parla cortesemente non fidarti di lui, perche' ha sette abominazioni in cuore.
                  Originally posted by Daryl Silverfist
                  Al di là delle tematiche "tecniche" sulle quali non mi dilungo in quanto diretta competenza di Hell

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                  • #10
                    Continua a scrivere, mi piace davvero molto

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                    • #11
                      E' abbastanza scorrevole ma alcune cose mi sembrano un po' esagerate: un ApeCar Corazzato ti spappola le gambe [e in più dici che era "lui stava con la testa sanguinante accanto a me, quasi del tutto dentro l’abitacolo.”] e il sangue Arterioso non è scuro ma Rosso Vivo [ricco di ossigeno].

                      Alcune frasi sono "brutte" stilisticamente e ci sono ingenuità come quando descrivi il conducente dell'Apecar: "L’autista, un uomo onesto e sincero la cui unica preoccupazione era quella di alzarsi presto al mattino per badare ai suoi campi,.." suona malissimo.

                      Non c'é dubbio che tu abbia del potenziale ma dei ancora fare esperienza anche nella terminologia.

                      Esercizio, Esercizio

                      Lot Da'Oloth
                      "L'unica differenza fra un amico e un nemico, è che un amico si merita una morte rapida e indolore"
                      "Alcuni pensano che io sia una persona orribile, ma non è vero. Ho il cuore di un ragazzino! In un vaso sulla scrivania..."

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                      • #12
                        faro' tesoro delle critiche...grazie
                        cmq tutto lo scritto e' gia stato modificato e ampliato e ,pensate un po' ci sto mettendo dentro pure uo..(non chiedetemi come..).
                        Stilisticamente e' tutto da rivedere..dannato tempo,non mi basta mai.

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                        Sto operando...
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