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23.05.2004
La loro natura è ancora molto controversa. Nuove analisi indicano che le minuscole particelle note come nanobatteri sono in grado di riprodursi spontaneamente e di causare alcune malattie umane.
Alcuni medici sostengono di aver trovato nuove prove che indicano che le minuscole particelle chiamate "nanobatteri" siano in effetti vive e in grado di causare un certo numero di malattie umane.
L'esistenza dei nanobatteri rappresenta una delle questioni più controverse nella comunità scientifica. Alcuni esperti sostengono che essi siano semplicemente troppo piccoli per essere forme di vita. Ma gli scienziati guidati da John Lieske della Mayo Clinic di Rochester riferiscono ora di aver isolato queste strutture di tipo cellulare in campioni di tessuto proveniente da arterie umane ammalate. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "American Journal of Physiology".
Lieske e colleghi hanno analizzato arterie calcificate e non calcificate, placche arteriose e valvole cardiache raccolte dagli scarti chirurgici di due ospedali statunitensi. In laboratorio hanno esaminato i campioni con un microscopio elettronico di grande potenza. Hanno così scoperto minuscole sfere di dimensioni comprese fra 30 e 100 nanometri, più piccole persino di molti virus.
Facendo a pezzi i tessuti, filtrandoli per rimuovere qualsiasi cosa più grande di 200 nanometri e inserendoli in un mezzo sterile, la densità ottica del mezzo è aumentata. Ciò, secondo i ricercatori, significa che le nanoparticelle si moltiplicavano spontaneamente.
La loro natura è ancora molto controversa. Nuove analisi indicano che le minuscole particelle note come nanobatteri sono in grado di riprodursi spontaneamente e di causare alcune malattie umane.
Alcuni medici sostengono di aver trovato nuove prove che indicano che le minuscole particelle chiamate "nanobatteri" siano in effetti vive e in grado di causare un certo numero di malattie umane.
L'esistenza dei nanobatteri rappresenta una delle questioni più controverse nella comunità scientifica. Alcuni esperti sostengono che essi siano semplicemente troppo piccoli per essere forme di vita. Ma gli scienziati guidati da John Lieske della Mayo Clinic di Rochester riferiscono ora di aver isolato queste strutture di tipo cellulare in campioni di tessuto proveniente da arterie umane ammalate. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "American Journal of Physiology".
Lieske e colleghi hanno analizzato arterie calcificate e non calcificate, placche arteriose e valvole cardiache raccolte dagli scarti chirurgici di due ospedali statunitensi. In laboratorio hanno esaminato i campioni con un microscopio elettronico di grande potenza. Hanno così scoperto minuscole sfere di dimensioni comprese fra 30 e 100 nanometri, più piccole persino di molti virus.
Facendo a pezzi i tessuti, filtrandoli per rimuovere qualsiasi cosa più grande di 200 nanometri e inserendoli in un mezzo sterile, la densità ottica del mezzo è aumentata. Ciò, secondo i ricercatori, significa che le nanoparticelle si moltiplicavano spontaneamente.