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[Racconto] Dal diario di Eagle Duskrider

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  • [Racconto] Dal diario di Eagle Duskrider

    A volte la vita di un avventuriero è strana, pensi di aver già visto tutto, di aver già affrontato tutte le situazioni possibili ed è proprio in quel momento che il destino ti para davanti qualcosa di nuovo, tanto inaspettato quanto piacevole.

    Stavo gironzolando per Britain quando, senza un motivo apparente, decisi di visitare il regno degli 8 templi. Mi recai a Spirituality, guidato da non so bene quale impulso, e decisi di puntare verso est, verso il dungeon il cui ingresso era controllato da guerrieri scheletrici. Ben presto mi stufai di quei deboli avversari, le loro bianche ossa tappezzavano la terra intrisa di sangue su cui camminavo. Ad un tratto un rumore, per un brevissimo istante, non venne coperto dallo scricchiolìò delle ossa rotte chee calpestavo. "Arpie!" pensai. "Ottimo, proprio quel che stavo cercando". La mia faretra capiente trabordava di frecce ma un covo di queste bestie costituisce una fonte di penne non indifferente per un arciere come me.

    Fu così che mi misi in cammino verso nord, costeggiando la parete rocciosa finchè, da dietro un costone, potei vederle: una dozzina delle solite arpie. Ad un tratto però i miei occhi videro qualcosa di strano: arpie grigie! Il sole era a picco su di me, faceva caldo e il sudore mi imperlava la fronte. Indietreggiai di qualche decina di metri, cercando una sorgente per rinfrescarmi il viso e le idee. Mi riposai all'ombra di una quercia e dopo aver mangiucchiato avidamente un po' di carne secca mi riavvicinai di soppiatto alla conca in cui le arpie si erano organizzate in una nutrita colonia. In quel punto le pareti rocciose formavano un anfiteatro naturale, riparato dal vento e dalla luce solare e gli uccelli avevano costruito i loro enormi nidi ai piedi della pietraia.

    Senza alcun timore avanzai baldanzoso, l'arco ben stretto nella mano e una freccia già incoccata. Dopo alcuni passi le arpie mi videro e mi attaccarono in gruppo. Tra loro ne vidi 2 più grosse ma, ahimè erano ancora grigie... "Allora non è un'allucinazione, probabilmente son solamente sporche per il pulviscolo grigio che si alza smuovendo una pietraia". Scoccai una freccia, diretta contro 1 arpia "sporca" e, incredibile!, la freccia rimbalzò e cadde a terra: l'uccellaccio sembrava appena scalfito. Decisi di abbattere le arpie comuni per prime, per evitare che mi accerchiassero come son solite fare. Dopo pochi minuti i corpi di 9 arpie giacevano a terra, esanimi. Il difficile doveva ancora arrivare.

    I loro corpi sembravano ricoperti da uno strato di polvere, non potevano essere fatte di roccia, eppure le frecce non riuscivano a trapassare quel sottile velo grigio e ucciderle sembrava impossibile. Decisi così una mossa azzardata: puntare al volto, sperando di colpire gli occhi o la gola. La mia mano si muoveva incessantemente tra la faretra e la corda dell'arco, l'aria fischiava intorno alle assicelle che sibilando, puntavano dritte sul bersaglio. Stanco, la faretra oramai vuota. Però ero vittorioso, una volta di più. Dai cadaveri raccolsi abbastanza penne da riempire lo zaino e, soddisfatto per aver dimostrato ancora una volta il mio valore, proseguii il mio cammino verso nordovest.

    In quella direzione, a pochi chilometri, raggiunsi le prime propaggini di una foresta. Stranamente silenziosa, mi incuteva timore, pareva che un'aura di paura si spargesse nei suoi dintorni. Dovevo comunque ricostituire la mia riserva di frecce per cui, ascia in pugno, cominciai a colpire qualche albero isolato. D'un tratto un rumore sordo, un grido soffocato, mi raggiunse e mi attirò per qualche metro più in profondità tra le fronde. Non potei trattenere il grido di terrore con cui sconvolsi il silenzio sinistro che stagnava intorno a me. Un bozzolo pendeva da un alto leccio, una gamba umana spuntava dagli anelli setosi, all'interno dell'involucro lattiginoso c'era un uomo, vivo. E urlava aiuto!

    Con l'ascia ancora in mano corsi ai piedi dell'albero, ma troppo tardi mi accorsi della trappola in cui ero caduto. Tre ragni enormi si calarono dagli alberi circostanti. Il loro richiamo, che pareva quello d'un grillo gigantesco, mi raggelò il sangue nelle vene. Un ragno solitario costituiva una seria sfida, ma davanti a tre di quei mostri non mi restava che una soluzione, bersagliarli con le mie ultime frecce, cercando di mantenere tra me e loro quanti più metri possibili.


    [CONTINUA...]
    Ultima modifica di Eagle-eye; 29-10-2003, 01:03.
    Unanelloperfregarli,unanellopergatarlienelbuio resskillarli
    NellaterradiIlshenardoveilmacraggiocuposcende.

    "…Tomoe was especially beautiful, with white skin, long hair, and charming features. She was also a remarkably strong archer, and as a swordswoman she was a warrior worth a thousand, ready to confront a demon or a god, mounted or on foot. She handled unbroken horses with superb skill; she rode unscathed down perilous descents. Whenever a battle was imminent, Yoshinaka sent her out as his first captain, equipped with strong armor, an oversized sword, and a might bow; and she preformed more deeds of valor than any of his other warriors."

  • #2
    attendiamo la prossima puntata del tuo racconto, Eagle

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