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Robot robotis lupus[racconto di fantascienza]

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  • Robot robotis lupus[racconto di fantascienza]

    Premessa

    Ho scritto questo breve racconto( e la lunga storia che ne e' nata,che non posterò qui di seguito) sullo spunto della neverendig story "un male chiamato M.A.S.P.".
    Il protagonista e' lo stesso cosi' come l'ambientazione.
    spero vi piaccia...


    Robot Robotis Lupus

    Fredda pioggia acida colava tra le grondaie della città come muco dal naso lercio di un
    bimbo,Duwath sedeva avvolto nel suo impermeabile grigio-topo in un sushi-bar mal frequentato: l’ “Unholy Osaka”.
    Aspettava,Duwath. Aspettava il momento buono,aspettava che un impulso nervoso gli dicesse come agire e cosa fare di preciso.
    L'insegna luminosa del locale si accendeva e spegneva ad intermittenza,non si udiva altro rumore. Il suo ronzio sommesso,- Bzzzz –Tic- si accendeva – Bzzzzz – Tac -si spegneva, aveva quasi un potere ipnotico, lo induceva a riflettere ,a pensare.
    Fissava il vuoto fumando Winston intermezzate a sorsi di vodka-tonica e la sua mente scivolava via.
    Finalmente giunse il suo uomo –alleluia!- pensò.
    Il tizio era alto e magro ed indossava uno di qui maledettissimi M.E.S.S. (Muscles. Enhanced .System. Structure.).C’era ottimismo sul volto di Duwath , riconosceva una macchina quando ne vedeva una anche se questa faceva di tutto per nasconderlo .Duwath se ne chiese la ragione ma si rispose da solo con un sorriso. Quel tizio era la manna dal cielo, la mano di Dio, la divina provvidenza e lui non era forse una bisognosa ed affamata creatura del signore?
    Gli si avvicinò guardandosi le punte delle scarpe ed il vodka-tonica che gli penzolava tra le mani come una tozza e corta proboscide di silice. L’uomo sedeva al bar con l’imbracatura del M.E.S.S. che quasi sfiorava il pavimento.
    Fu la macchina a parlare.
    <Che c’e’ amico?E’ da quando ho messo il culo in questo rognoso sgabello che mi sento i tuoi occhi appiccicati al collo come due fottuti cerotti di Hypex>.
    Duwath si limitò a fissare il rosso ,ormai spento, della sua Winston che corrodeva le ultime tracce di tabacco. <No,ti sbagli , ti osservo da quando sei entrato>.
    Poi , ammiccò alla valvola di pressurizzazione del M.E.S.S. che si intravedeva tra la giacca di camoscio marrone e i jeans consunti del suo nuovo amico:<so cosa sei;mi chiedo a che ti serve tutta questa messa in scena , il M.E.S.S. e tutto il resto…>.
    <… Gesù,amico, si vede lontano un miglio cosa c.azzo sei… e tu pensi di cavartela mettendoti un bel M.E.S.S. e dicendo stronzate come quel figlio di p.uttana là dietro? > concluse alzando un po’ la voce e restando immobile a fissarlo con un rotondo sorriso del c.azzo che sembrava disegnato dalla mano infelice di un bambino.
    Il gestore del ”Unholy Osaka”, l’unica persona altra persona(o Androide? chi può dirlo?se era un falso era sicuramente d’autore) presente, li osservava contrito e con una certa ansia. Trascorsero due secondi .Tutto tacque. C’era sempre la fottuta insegna con i suoi Bzzzz –Tic-, – Bzzzzz – Tac .Ma non era come prima, non aveva la stessa importanza, non produceva lo stesso effetto ipnotico su Duwath. La sua mente era assente anche ora,ma c’era una ragione adesso. Si trattava di sopravvivenza. Conservazione della specie se vogliamo. Uomo o Macchina?; Macchina o Uomo?Il Silenzio sparì di colpo,come il sorriso sul volto di Duwath.
    Non attese replica alcuna, estrasse la sua Smith & Wesson e la puntò con decisione sulla tempia destra di quel tizio invitandolo ad uscire.
    L’altro non era d’accordo.
    Il M.E.S.S. scattò in funzione senza rumore infettando l’aria della puzza dei composti chimici riportati al loro stadio d’origine .Confortato dall’esoscheletro che andava a coprirgli più dell’80% del corpo, l’omuncolo si alzò in piedi con aria di sfida.
    Il Corpiciattolo esile che era stato quel “uomo” diventava un imponente ed impenetrabile muro di fibre sintetiche e gas a conduzione particellare.
    A Duwath nacque tra le labbra un sorrisino sciocco ma ironico, il classico sorriso da “…Oh! Ma dai,che sorpresa…”.
    Duwath schiacciò il grilletto della S&W, o meglio… ci provò.
    La pistola era già lontana colpita con decisione da una mano troppo veloce perfino per i suoi occhi.
    <Forse non hai capito> ,Sbottò Duwath nero in viso,< sono un agente! Ora seguimi fuori e fa poche cazzate o metto sul listone il fottuto codice a barre che ti ritrovi tra le chiappe e ti consegno alla “demolizione” in meno di 48 ore>. “L’uomo” sembrò incredulo prima , perplesso poi e docile alla fine. Calmandosi disse:<Hey, hey,ok, non voglio guai… Ma credimi amico non sono un “rifatto” né un androide .Sono un essere umano lo giuro, lo giuro.>
    <Seee, essere umano…seguimi fuori Mr “essere umano” e diamo un occhiata alle tue credenziali> fece Duwath inoculandogli l’ologramma che il suo microchip di riconoscimento produceva.<Mi credi ora? Sono l’agente Duwath Tadder,ammortamento L.U.C.(Like.Uman.Characters.).Ora cammina ,avanti. >
    Duwath raccolse la S&W e iniziò a spronarlo da dietro.
    Lo condusse fuori dall’ “Unholy Osaka” che già il M.E.S.S. andava riacquistando la sua forma statica svanendo tra il minuto corpo dell’ ”uomo”.
    Il vicolo a ridosso del locale puzzava di rifiuti organici e acidi riciclati . Duwath fece accomodare il suo “ospite” sopra la carcassa di un dispositivo Nimue-Buronson:una vecchia unità di
    ricomposizione che non si fabbricava più da decenni.
    <Ok…cosa c.azzo vuoi?
    E’ possibile che voi “smantellatori” del c.azzo non abbiate mai niente di meglio da fare che torturare quelli come me?C.azzo! ,esco soltanto a farmi un paio di sushi in quel rognoso locale e mi ritrovo questo sbirro di ***** a massacrarmi le palle .Sono pulito e…non sono un androide. Dai controlla pure ,controlla….!> ,fece lui.
    <chiudi quella fogna e spogliati. Su ,via il M.E.S.S. e tutto il resto. >,lo zittì Duwath.
    <Non so cosa c.azzo hai in testa, ma io non sono un fottuto androide!Eccoti il mio chip ,mi chiamo Balthasar,Romuel Balthasar ,tecnico alla Theraphone Comunication giù sulla dodicesima>fece l’altro stringendo tra le mani il piccolo cubo di titanio alleggerito che aveva estratto dalla giacca.
    Duwath non lo ascoltava… prestava molta più attenzione alle fibbie del M.E.S.S. che il tizio andava slacciandosi lentamente.
    <peccato che quel chip sia falso almeno quanto il mio ,ma questo ormai ha poca importanza. Non e’ vero amico?Su, coraggio tutto sta per finire…>,aggiunse quando il M.E.S.S. giaceva ormai nudo accanto ai suoi stivali.
    <Cos…Cosa?>
    <Cos…cosa> ,lo canzonò Duwath ,<Dai,dai che hai capito benissimo e hai capito pure cosa sta per succederti,non e’ vero amico?dai dimmi che hai capito. Non sarai un f.ottuto genio ma di certo saprai fare due più due,su ,fa uno sforzo,coraggio!>
    L’androide gli su sopra con un balzo. Duwath si limitò a puntare la pistola e a fare fuoco una sola volta.
    La carcassa semiumana dell’androide ricadde a terra con un tonfo.
    Scuro sangue sintetico fluì copioso dal buco che gli si era aperto due dita sotto lo sterno.
    Si avvicinò al corpo immobile pregustando quella cena per troppo tempo attesa. Era affamato.
    Infilò le lunghe ed affusolate dita all’interno dello squarcio provocato dalla S&W che già queste cambiavano forma diventando sottili appendici cromate che penetrarono la carne come perforatrici ad inversione farebbero con un’ asteroide zeppo di oyuk su nella cintura. Ci mise pochi istanti a trovare ciò gli serviva.
    Il cuore della macchina,un chip semiorganico con tecnologia quantica e alimentazione a cristalli di Azotechina ,stava al solito posto proprio in mezzo ai due polmoni valvolari Kriontech.
    Le sue sonde lo trovarono e lo estrassero a colpo sicuro assimilandolo in pochi ma frenetici attimi.
    -Anticaglie- pensò Duwath rinfrancato mentre le sottili appendici cromate riprendevano la loro convenzionale forma “umana”.
    -Ma con questa crisi energetica, sono una vera manna dal cielo-


    “Homo omini lupus” aveva detto qualcuno secoli fa.
    “Robot Robotis Lupus” si dice adesso.
    In fin dei conti li hanno creati a loro immagine e somiglianza. E’ la natura delle cose. E’ sopravvivenza. E’ solo Evoluzione,forse.



    FINE

    Ultima modifica di areknames; 13-10-2003, 13:10.

  • #2
    Bello! Anche se in "Un male chiamato M.A.S.P." Duwath non è un androide

    Life was like a fantasy / Taken by reality / Does anyone remember me / You once knew me
    Flashes of the day / I knew I was here to stay / But no one stays the same


    Lo Spambollino fa FIGO

    Membro del W.A.M. (War Against Mediaset) e presidente del M.A.I. (Musicians Against Ibanez)

    Ex Custode della Topa (R.I.P.) [NCdS]

    Dedico questa riga alla topa. Mi mancherai.

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