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Una notte di follia

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  • Una notte di follia

    Drafayen nervosa sfogliava senza concentrarsi il suo libro di magia alla luce tenue di una candela quasi finita.
    La maga sapeva che il suo compagno Rudolf aveva scoperto tutto. Conosceva il rude carattere del guerriero, non avrebbe di certo perdonato il tradimento. Andando indietro nel tempo riviveva con diverso animo i momenti di passione trascorsi con il giovane Dexter, detestandoli.

    I suoi pensieri si spostarono su Gunter, il loro figliolo. Mille possibili sviluppi della situazione si manifestarono nel suo micidiale cervello, tutti vedevano il profilarsi di un triste destino per il suo piccolo.
    Poi, gli occhi della madre si accesero di una luce soddisfatta ma triste. Doveva fare in fretta!

    Chiamo' Gunter e lo fece entrare per la prima volta nel suo laboratorio, nemmeno il marito era mai stato in quel luogo di sapere arcano. Il ragazzo diciassettenne non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni e vedendo la preoccupazione dipinta sul viso della mandre, non oso' obiettare.

    La porta del laboratorio vacillo' quasi lamentandosi percossa dalla furia di Rudolf, solo i sigilli magici le impedirono di collassare in un sol colpo. Le urla dell'uomo erano atroci, completamente fuori di senno il possente guerriero scaglio' per la seconda volta la su ascia sulla porta.

    Darafayen si costrinse ad ignorare il mondo esterno per riuscire a concentrarsi, ben presto la sua mente allenata divento' neutra e reattiva, pronta per lanciare un incantesimo. L'ultimo.
    La nenia inizio' debole e bassa per poi acquistare un tale vigore da sovrastare il baccano circostante. Le mani della maga iniziarono a gesticolate freneticamente tracciando arcane rune nell'aria che orami ribolliva di potere magico.

    La porta si schianto' con un fragore che eguagliava la potente voce di Darafayen, Rudolf entro' con la mente annebbiata dalla follia ma lo spettacolo che lo attendeva spense in un baleno i suoi sentimenti.

    La maga aveva pronunciato l'ultima frase del complicato incantesimo, una luce bianco azzurro inondo' la stanza. Gli occhi di Rudolf videro suo figlio sparire nella chiarore e contemporaneamente udi' la voce di Darafayen che parlava: "Ti voglio bene figliolo, abbi cura di te". Poi la luce divenne troppo intensa e per alcuni istanti il guerriero non vide nulla.

    Il corpo esile di Darafayen giaceva sulla pietra asciutta del pavimento, il suo viso era pallido e i suoi occhi, ormai senza vita, fissavano il punto dove poco prima c'era Gunter.

    Dissolvenza….


    Gli occhi ci misero un poco ad abituarsi alla luce del sole, un' immagine persisteva nella mente di Gunter: sua madre che cadeva al suolo esanime. Confuso dal dolore si mise a sedere e constato' di essere sotto un grande albero seduto su una roccia. Poco distante incassato nella roccia vide un piccolo tempio votivo con uno strano simbolo scolpito nella pietra.

    Per un volere al di sopra dei comuni mortali Gunter apprese di essere in un mondo differente dal suo, non era piu' su Baja era in una terra a lui sconosciuta. Il dolore per le vicissitudini passate inizio' a riprendere forza nell'animo del ragazzo ma chiari e limpidi apparvero i simboli delle Virtu'.

    Fu cosi che il giovane Gunter decise di intraprendere la via della Fede e delle Virtu', questa scelta fu dettata dalla voglia di riparare al suo triste passato. Solo il tempo dira' se la sua scelta condurra' a fama o dolore.


    Tratto da "Le gesta di un uomo" redatto da Arius Calamaio personale biografo di Gunter il Paladino.
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